Steve Maman, lo Schindler ebreo
“Così salvo le donne dall’Isis”

steve mamanLo “Schindler ebreo”. Così è stato definito Steve Maman (nell’immagine), il quarantenne canadese nato in Marocco da una famiglia sefardita, che da otto mesi ha iniziato una campagna di raccolta fondi per salvare donne e bambine irachene, cristiane e yazide, strappandole dalle mani dell’Isis.
“Dopo le violenze e le efferatezze perpetrate dai miliziani dello Stato Islamico – spiega Maman – ho sentito l’esigenza di fare qualcosa. Si sa che quando si finisce ostaggi dell’Isis, per le donne l’epilogo sarà solo uno”. “Perché lo faccio? – prosegue – Semplice: perché sono ebreo e faccio parte di quella generazione che è figlia di sopravvissuti alla Shoah. Noi abbiamo dovuto aspettare sei anni prima che qualcuno venisse a salvarci”.
Ed è proprio per questo che il canadese, imprenditore a capo di una ditta che produce oggetti di cristallo e murano, ha deciso di avviare, attraverso la piattaforma gofundme, un crowdfunding intitolato “Liberation of Christian and Yazidi Children of Iraq” che si propone di raccogliere i fondi al fine di riscattare le migliaia di donne catturate dal Califfato, rivendute ai combattenti e ridotte alla schiavitù sessuale.
I soldi, tiene a specificare Maman, non vengono consegnati direttamente ai miliziani, ma a degli intermediari della zona: “La cosa principale – continua – è che vengano sottratte dalle loro mani e al loro destino: quello di donne e bambine che vivono in condizioni agghiaccianti, chiuse dentro gabbie, malnutrite e obbligate a sottostare al loro volere e minacciate di essere bruciate vive se non fanno altrimenti. L’Isis oggi vale più di quattro miliardi di dollari, non credo che siano le poche migliaia di dollari (dai mille ai tremila) che spendiamo per riscattare le ragazze a fare la differenza nel loro business”.
C’è però chi non nasconde le propri preoccupazioni, riporta il Time, e spiega come l’oltre mezzo milione di denaro raccolto potrebbe portare a rapimenti sempre più numerosi e ad alzare il riscatto e quindi la posta in gioco. Per il momento, intanto, sono state 128 le ragazze liberate e che ora stanno ricevendo cure, cibo e acqua nei campi profughi.
Nel manifesto di intenzioni pubblicato sul proprio sito Maman si appella direttamente al donatore, echeggiando le parole scritte anni fa da Primo Levi: “Mentre siamo seduti nella comodità delle nostre case bambini e donne vengono usate come oggetti, stuprate e picchiate alla mercé dell’Isis”. Cita poi l’insegnamento del Talmud: “Chi salva una vita, salva il mondo intero”.
Basta vedere il flusso delle ultime ore per capire come funzionano le donazioni: c’è chi spende diciotto dollari e chi tremila, chi specifica il proprio nome e chi ha preferito rimanere anonimo, chi vuole infine lasciare il proprio messaggio; Yocheved Adelman scrive: “Un mondo pieno di bontà e gentilezza. Dobbiamo fare la nostra parte perché questo diventi realtà. Vogliamo il Mashiach, il messia, adesso!”.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(24 agosto 2015)