Il Ponte, una storia da leggere

firente ponte“Ricordo come fosse ieri l’immagine di mia madre seduta a leggere Il Ponte. La rivista ha segnato una generazione di famiglie ebraiche fiorentine e non posso che provare per essa un immenso affetto. Per questo quando dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane è arrivata la proposta di celebrarla durante la settimana che precede la Giornata Europea della Cultura Ebraica dedicata ai Ponti e gli AttraversaMenti e di cui siamo la città capofila, ne sono stata felicemente sorpresa”, racconta Sara Cividalli, presidente della Comunità ebraica fiorentina. 
Fondata nel 1945 dall’avvocato e politico Piero Calamandrei e dedicata ai temi della politica e della letteratura, la rivista Il Ponte è stata al centro dell’incontro di ieri alla Biblioteca Nazionale, animato dall’antropologo Ugo Caffaz, coordinatore degli eventi toscani per il Giorno della Memoria, dal direttore della testata Marcello Rossi e Rino Genovese oltre che dalla direttrice della Biblioteca Maria Letizia Sebastiani.
La rivista, ancora in pubblicazione, affronta da settant’anni i temi d’attualità più rilevanti (per ultima la crisi in Grecia), coinvolgendo firme prestigiose ed è stata segnata da tre fasi: la direzione di Calamandrei, quella di Enriques Agnoletti e quella attuale, distinguendosi per la scelta di portare avanti il proprio lavoro attraverso il contributo degli abbonati e raramente con la pubblicità. Nato a Firenze nel 1889, Piero Calamandrei, dopo la laurea in Giurisprudenza venne inserito nella sottocommissione che negli anni ’20 doveva riformare il codice di procedura penale e fu poi uno dei principali ispiratori del nuovo codice di procedura civile. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale si impegnò nell’associazione antifascista Italia libera che avrebbe ispirato il movimento di Giustizia e Libertà e il Partito d’Azione, di cui fu uno dei fondatori nel 1942. Una volta sciolto il Partito d’Azione, divenne deputato del Partito socialdemocratico e poi del movimento di Unità popolare con Ferruccio Parri.
Nel suo intervento Ugo Caffaz si è concentrato sui due numeri monografici che hanno segnato la storia de Il Ponte: quello uscito nel 1978 e dedicato alle leggi razziste del 1938 per il quarantennale della promulgazione, curato dallo stesso Caffaz, e quello incentrato sullo Stato d’Israele a dieci anni dalla nascita. “Il mio legame con la rivista – spiega l’antropologo – si rafforzò grazie all’amicizia con l’allora direttore Enzo Enriques Agnoletti. Nel 1978 ci rendemmo conto che nessuno parlava delle leggi del 1938 o se ne interessava, nonostante l’anniversario importante: nacque così un numero che andò letteralmente a ruba e ora difficile da reperire, che vantava testi di Alberto Moravia e di Primo Levi. Importantissimo fu poi lo speciale dedicato ad Israele con testi di Golda Meir e di David Ben Gurion che penso sarebbe il caso di ristampare. Il Ponte ha avuto la capacità di parlare di argomenti spinosi trattandoli sempre con delicatezza e rispettando le identità dei singoli”.
“L’incontro è stato molto interessante e ha visto un pubblico attento – prosegue Cividalli – ho trovato particolarmente toccante la testimonianza di Hulda Liberanome che ha raccontato di come quando si trasferì a Firenze, giovane giornalista straniera, fu proprio Il Ponte il primo giornale che pubblicò un suo articolo dandole fiducia. La rivista è in qualche modo il simbolo dell’accoglienza e l’integrazione. Il direttore Rossi ha poi raccontato la storia dello schizzo che appare sul frontespizio: un ponte distrutto sul quale si muove su una trave un omino con un badile (a rappresentazione dei lavoratori), che probabilmente fu opera dello stesso Calamandrei. Un’immagine forte simbolo della rinascita di Firenze”.

r.s. twitter @rsilveramoked

(Nella foto, pubblicata sulla pagina Facebook Firenze Ebraica, da sinistra la direttrice della Biblioteca Nazionale Maria Letizia Sebastiani, il direttore de Il Ponte Marcello Rossi e l’antropologo Ugo Caffaz)

(2 settembre 2015)