Roma – Armin Wegner, l’eroe normale

IMG_20151014_185000Chi era Armin Wegner? Un intellettuale eclettico, un convinto idealista, un uomo Giusto. E tale è stato riconosciuto sia dagli ebrei che dagli armeni: un fatto pressoché unico nella memoria del Novecento.
L’affascinante personalità di Wegner, tra i primi a prodigarsi per denunciare la duplice barbarie genocida, è riecheggiata con forza al Tempio di Adriano, sede della presentazione del romanzo dedicatogli da Gabriele Nissim, presidente del Giardino dei Giusti di Milano e autore di “La lettera a Hitler” (ed.Mondadori). Una poderosa opera di ricostruzione storica e umana dello scrittore tedesco che – come recita il sottotitolo – fu “combattente solitario” contro gli orrori del ventesimo secolo.
È così un “sentito ringraziamento” quello che il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna rivolge allo scrittore per aver riportato alla luce l’intera vicenda facendo conoscere a un ampio pubblico questa singolare figura di antieroe “che compie atti di eroismo”.
Moderato dalla giornalista Viviana Kasam, e proposto in collaborazione da Gariwo e BrainCircle Italia, l’incontro è stato caratterizzato da molti interventi. Oltre al presidente dell’Unione, che ha aperto con un riferimento ai pericoli del pensiero unico e ai meccanismi di repressione del dissenso, minaccia ancora viva in molti paesi, hanno preso la parola i giornalisti Gian Antonio Stella e Wlodek Goldkorn; l’ambasciatore armeno in Italia Sargis Ghazaryan: l’addetto culturale dell’ambasciata tedesca Stefan Schneider; Armin Wegner, il figlio di Armin. Stralci dell’opera di Nissim (“un libro che cambia le persone”, ha detto Kasam) sono stati letti da Manuela Kustermann.
Come ha spiegato Stella, quella di Wegner è stata una vita particolarmente densa: attività intellettuale, denuncia, amori. La vita di un uomo che ha agito nel solco di valori profondi e la cui eredità morale ha conquistato oggi il grande pubblico. “Il successo del libro conferma quello che in fondo sappiamo. E cioè – ha sottolineato Stella – che i lettori apprezzano le storie di uomini mossi da bontà e altruismo. Proprio come Wegner”.
L’ambasciatore Ghazaryan, autore di un articolato intervento, ha messo in luce come il centenario del Genocidio armeno debba essere visto oggi come “una celebrazione della vita” e ha lodato l’impegno profuso da Wegner per testimoniare quanto accaduto, anche da un punto di vista fotografico. Significativo inoltre il riferimento ai molti intellettuali italiani che denunciarono i crimini turchi, tra cui Antonio Gramsci.
L’evoluzione della società tedesca e la sua presa di coscienza della responsabilità nello sterminio è stata invece tracciata da Schneider, soffermatosi sulle diverse fasi di questo percorso e sul positivo clima di collaborazione instauratosi con un mondo ebraico “che appare sempre più vitale”.
Banalità del bene contrapposta a banalità del male. È il concetto evocato da Goldkorn, anche con riferimento all’esperienza di Marek Edelman. Il leggendario comandante dell’insurrezione del Ghetto di Varsavia, fondamentale nella sua formazione, ripercorreva infatti con passione i tanti eroismi quotidiani dei reclusi, capaci di organizzarsi in scuole, teatri e diverse attività clandestine. “L’eroismo – dice Goldkorn – è anche questo. Continuare a fare le proprie cose, continuare ad essere quello che si è”.
Struggenti le parole di Mischa Wegner, che ha ricordato le poliedriche capacità del padre e il suo essere persona di presenza, “ovunque egli si trovasse”. Una vita vissuta al massimo, segnata da grandi incontri ma anche minacciata da incubi terribili. “Mio padre – ha rivelato Mischa – ha urlato nel sonno fino all’ultimo dei suoi giorni, condizionato dal fardello di esperienze di cui è stato testimone. Un macigno, evidentemente”.
A concludere la presentazione l’intervento dell’autore, che ha messo l’accento sulla visione distorta del pericolo che caratterizzerebbe le società contemporanee. “Il Male, il più delle volte, non si presenta come tale. Spesso invece appare come bene, come soluzione, come risposta più adeguata alle circostanze contingenti. Da qui – sostiene Nissim – le fascinazioni per i totalitarismi”. Chi è allora un Giusto? “Chi è capace di pensare da solo, agendo secondo coscienza”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(15 ottobre 2015)