Ivrea – L’emozione del nuovo Sefer

seferGrande festa ed emozione per gli ebrei di Ivrea, sezione della più ampia Comunità torinese, per l’ingresso di un nuovo Sefer Torah in sinagoga. Restaurato grazie a una donazione di Omer Goldstein, cittadino israeliano che ad Ivrea ha risieduto durante l’infanzia, il Sefer è stato protagonista di una cerimonia significativa per molte ragioni. Prima delle quali la voglia di guardare al futuro di un piccolo nucleo ebraico locale, come ha ricordato il delegato di sezione Raffaele Pugliese nel tracciarne la storia. Dalla sua istituzione nel Quattrocento alle privazioni del Ghetto, dal Risorgimento ai giorni nostri. Nel 1761 vi erano sette famiglie per complessive 57 persone. Tra il 1850 e il 1860 i residenti erano 160. Oggi invece i numeri sono assai più modesti, ma non per questo si rinuncia a progettare.
Intramezzati da brani sinagogali eseguiti dai cantori Baruch Lampronti ed Emanuele Sorani, dai saluti e dai ringraziamenti del presidente della Comunità ebraica di Torino (e presidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia) Dario Disegni, che ha ricordato l’impegno delIa fondazione nel restauro di tanti sefarim italiani, il prossimo dei quali tornerà a Biella grazie all’opera del sofer Amedeo Spagnoletto, hanno preso la parola il rabbino capo Ariel Di Porto e rav Alberto Moshè Somekh.
20151015_191853 (1)Rav Di Porto ha citato l’Or Ha-chayim ha-Qadosh (Vaiqrà 26,44), in particolare il passo in cui si dice “se non c’è Israele non c’è Torah”. “Il popolo ebraico – ha affermato il rav – è una creazione sovrannaturale, ma la Torah è ciò che gli permettere di essere se stesso, ciò che gli permette di tenere il contatto con H. e con la propria radice. Possa questo nuovo Sefer Torah, che spero venga usato spesso, contribuire a far splendere con forza sempre maggiore la luce degli ebrei di questa cittài, e di conseguenza che la Torah e il suo studio, a cui gli ebrei di Ivrea tengono molto, possano diffondere finché, citando Isaia, sarà piena la terra di conoscenza del Signore, come le acque coprono il fondo del mare”.
Rav Somekh, direttore della Scuola rabbinica Margulies-Disegni si è così espresso: “Da quasi ventitré anni ho il privilegio di ritrovami qui ad Ivrea una volta al mese per studiare Torah: per un gruppo così piccolo è certamente un obbiettivo degno di ogni rispetto. Il Sefer finalmente restaurato che oggi festeggiamo deve stimolarci a un impegno nuovo: quello di leggerlo periodicamente. La lettura richiede il Minian, la presenza di dieci uomini che abbiano superato la maggior età? Sarà uno sprone in più ad allargare il nostro gruppo, richiamando magari correligionari da altre città. Se non tutte le settimane, almeno una volta al mese e se ancora non fosse possibile almeno una volta l’anno! Il Sefer è scritto in ebraico per di più non punteggiato? Questo ci spinge ad approfondire le nostre conoscenze della lingua dei Padri. L’importante è che questo Sefer rinnovato entri a far parte della nostra vita di Comunità.”
Omer ci racconta la sua storia: suo padre, Doron, era stato mandato da Haifa a lavorare in Olivetti, la famosa fabbrica che ha ispirato un nuovo modello sociale in tutta Italia negli anni Sessanta. Ed è così che Omer è cresciuto come tanti “ragazzi Olivetti” eporediesi, partecipando alle colonie estive organizzate dalla fabbrica, giocando per ore a pallacanestro con molti altri giovani. A 16 anni torna in Israele, si avvicina alla religione, studia medicina, diventa medico e una volta sposato inizia a tornare periodicamente In Piemonte. All’inizio di questa estate decide di acquistare un Sefer per la sua Ivrea, sperando che questo suo dono possa dare ulteriore impulso vitale: “Il sofer da cui l’ho comprato in Israele mi ha raccontato che era un Sefer dell’Europa centrale che dopo la guerra era stato portato in una comunità ashkenazita di Tel Aviv e da lì era finito ad una comunità irakena e poi nelle mani di questo sofer”. Era un po’ spaventato dai controlli della dogana all’aeroporto, ma quando hanno controllato il suo fedele borsone con cui aveva scalato anche l’Himalaya non si sono stupiti di nulla nel trovarci dentro il suo insolito contenuto.
In chiusura una nuova gradita sorpresa. Pugliese, visibilmente emozionato, annuncia infatti che Omer ha regalato alla comunità anche uno shofar.

Filippo Tedeschi

(Nell’immagine Omer Goldstein con il Sefer Torah e il rabbino capo Ariel Di Porto)