Qui Milano – La vita del macellaio di Damasco

cover MACELLAIO“Il dittatore più passivo-aggressivo di sempre”. Così la giornalista Anna Momigliano in poche parole inquadra Bashar al-Assad, il rais siriano impegnato da anni in una sanguinosa guerra civile che conta oramai centinaia di migliaia di vittime e milioni di profughi. Per capire l’origine del conflitto in Siria è impossibile non comprendere la figura di Bashar Al Assad: per questo Momigliano, dopo due anni e mezzo di analisi e approfondimenti, ne ha tratteggiato il carattere ed affermazione politica, riassumendoli nel suo Il Macellaio di Damasco. Il libro, pubblicato nel 2013 in formato e-book, sarà presentato questo pomeriggio a Milano (Mondadori, in Duomo) e sarà il primo titolo a inaugurare la Espresso Book Machine della Mondadori, ovvero la macchina che stampa libri on-demand.
Tornando al libro di Momigliano, Assad emerge come un ragazzo pieno di complessi nei confronti del padre e con un difficile rapporto con il fratello Basil. Un uomo che voleva continuare a praticare l’oftalmologia, la sua grande passione, ma che a 34 anni è stato costretto a lasciare Londra e a diventare la guida di uno dei regimi più autoritari del Medio Oriente. Figlio non prediletto di Hafez al Assad, patriarca del regime siriano, Bashar è stato educato in Occidente lontano dalle dinamiche politiche siriane con l’idea di esercitare la professione di medico a Londra. Soltanto dopo la morte di suo fratello maggiore, il padre lo ha voluto come successore. Divenuto presidente a soli 34 anni, Bashar si è illuso di potere riformare il regime dall’interno, dando luogo alla celebre “primavera di Damasco” del 2001, breve stagione di democratizzazione che molto ha illuso l’opposizione interna e l’Occidente. Invece, dopo un decennio alla guida di un regime-clan – che, a detta di molti, non è mai riuscito a controllare realmente – si è trasformato in uno dei dittatori più sanguinari, fagocitato dal sistema che aveva tentato di cambiare, senza avere mai trovato il coraggio di assumersene i rischi. Da qui anche la sua particolare relazione altalenante con l’Occidente (da un lato il desiderio di essere accettato da Stati Uniti ed Europa, dall’altro la paranoia anti-occidentale) e le dinamiche mafiose di uno dei regimi più chiusi del Medio Oriente.

(16 ottobre 2015)