Qui Milano – La manifestazione di solidarietà
“Con Israele, difendiamo la vita”
Fiaccole accese per portare luce su quanto sta accadendo in Israele, dove il terrorismo islamista minaccia la sicurezza dei suoi cittadini, dove chi fomenta e istiga all’odio cerca di minare le fondamenta democratiche dello Stato ebraico. Tanti gli oratori – esponenti del mondo ebraico, della politica, della cultura – che si sono succeduti al Tempio Maggiore di via della Guastalla, in occasione della manifestazione organizzata dalla Comunità ebraica di Milano per esprimere la propria solidarietà a Israele ma anche per ribadire che la minaccia terroristica è un pericolo che tocca tutta la società civile. “Ringrazio tutti per essere qui presenti – ha dichiarato in apertura Milo Hasbani, presidente della Comunità milanese assieme a Raffaele Besso – Abbiamo voluto attorno a noi tutta la cittadinanza per dire insieme no al terrorismo, no alla violenza”. Tra i primi a salire sul palco, oltre al vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Roberto Jarach, l’ambasciatore d’Israele Naor Gilon, introdotto da Yoram Ortona, a cui è stata affidata la conduzione della serata. “Anch’io voglio esprimervi la mia gratitudine, il vostro supporto è importante per superare questo momento” il messaggio di Gilon al pubblico presente davanti alla sinagoga, composto da iscritti alla Comunità e non solo. Rispetto al clima di violenza che si respira in Israele (in queste ore un ragazzo di 18 anni è stato accoltellato da due terroristi palestinesi, ricoverato in ospedale, non è in pericolo di vita), l’ambasciatore ha puntato il dito contro “l’incitamento compiuto dall’Autorità nazionale palestinese” e denunciando l’atteggiamento dei media, che “sovvertono la realtà, mettendo terroristi e vittime sullo stesso livello”. “Da una parte c’è la cultura della vita, dall’altra della morte – ha fatto eco all’ambasciatore il presidente Besso, – lo dimostra il fatto che quando ci sono gli attentati i medici israeliani curano le vittime ma anche i terroristi palestinesi. Perché è nella nostra tradizione. Come dice il Talmud, chi salva una vita salva il mondo intero”. Tra spunto dalla Torah la riflessione di rav Alfonso Arbib per inquadrare il brutale odio seminato dai terroristi e da chi li fomenta. “C’è un passo nel libro dell’Esodo in cui si racconta come in Egitto il faraone, per colpire gli ebrei, si rivolge non al suo esercito ma al popolo;il faraone aizza chi è assettato di sangue perché uccida gli ebrei. Si tratta del primo esempio di pogrom antiebraico, un fenomeno poi diventato una costante nella nostra storia. Bene, – continua il rav – quanto stiamo assistendo oggi è un pogrom, con l’Isis e Hamas che chiedono alla popolazione di ammazzare, sgozzare gli ebrei. È una cosa che deve farci venire i brividi, è un odio ancestrale che deve scuotere tutti noi. Parliamo spesso di indifferenza quando ricordiamo la Shoah, oggi non si può rimanere indifferenti di fronte alla rinascita di un pogrom antiebraico”. Invocazioni di morte contro Israele e contro gli ebrei, una propaganda odiosa e violenta, istigata da movimenti terroristici come l’Isis o Hamas che chiedono alla propria popolazione il martirio. “È una visione distorta del sacrificio – ha affermato il vicepresidente UCEI Roberto Jarach – Israele sa bene cosa vuol dire sacrificarsi per i propri diritti e per i propri ideali: vuol dire lottare e difendersi, mai porsi come obiettivo il male e la morte dei “nemici”. Il martirio, come concepito dai terroristi suicidi, è un disvalore e la propaganda mediatica che la esalta è un delitto”. “Basta con questi esempi di morti e distruzione – l’appello di Jarach – che corrompono le menti dei giovani e li fanno crescere nel culto della sopraffazione e della morte. Chiediamo a gran voce che l’educazione delle nuove generazioni palestinesi si basi sui principi del rispetto reciproco e della crescita sociale, non della distruzione e della morte”.
Tanti i politici di entrambi gli schieramenti intervenuti per portare il proprio sostegno a Israele, preceduti dal veemente intervento di Andrée Ruth Shammah che ha chiesto a tutti di prendere chiaramente posizione non solo contro il terrorismo ma anche contro tutte le forme di violenza contro la realtà ebraica. “È inaccettabile che ogni 25 aprile – l’esempio portato da Shammah – si necessario avere la polizia a destra e a sinistra perché protegga chi sfila per la Brigata Ebraica”. Una maggiore attenzione e obiettività da parte dei media, il cuore del messaggio di Andrea Jarach, tra i promotori dell’iniziativa e presidente nazionale del Keren Hayesod, che ha sottolineato l’importanza di riportare correttamente le notizie senza alimentare pregiudizi contro lo Stato Ebraico. Nel ribadire la necessità di difendere Israele, il Consigliere comunale Ruggero Gabbai ha però auspicato, così come hanno fatto il giornalista Stefano Jesurum e il presidente di Gariwo Gabriele Nissim, che si riapra un dialogo con i palestinesi e si lavori per cancellare ogni fondamentalismo. “Non è una questione di schieramenti – ha dichiarato Daniele Nahum, ex portavoce della Comunità milanese ed esponente del Pd cittadino – Siamo qui per dire che siamo tutti israeliani, cittadini di Gerusalemme, siamo al fianco di una democrazia che rispetta le minoranze e che non può essere paragonata con l’autoritarismo che esiste dall’altra parte”. L’auspicio che si possa scrivere una nuova pagina nei rapporti tra israeliani e palestinesi, dopo una presa di posizione contro le distorsioni dei media, è arrivata dalla presidente dell’Unione giovani ebrei d’Italia Talia Bidussa.
d.r. @dreichelmoked
(22 ottobre 2015)