L’analisi del generale Benny Gantz
“Israele, per la nostra sicurezza
è importante riaprire i negoziati”
Non si fa illusioni l’ex capo di Stato maggiore israeliano Benny Gantz sul futuro del suo paese: “Se vivremo per sempre con a fianco la spada? Sì, sicuramente. Non credo che i nostri figli o i nostri nipoti non saranno soldati. Dobbiamo cercare di impegnarci a non vivere solo con la spada ma ne avremo sempre una al nostro fianco”, le parole di Gantz, intervenuto a una conferenza sulla sicurezza nazionale a Sderot, nel Sud d’Israele. Ma secondo l’ex capo dell’esercito il fatto che il Paese non potrà deporre le armi tanto presto, viste le minacce che lo circondano, non significa non tentare nuovamente di sedersi al tavolo con i palestinesi. “Non so se una iniziativa diplomatica possa portare a qualcosa – ha dichiarato Gantz – ma credo sia molto importante. Anche se non dovesse funzionare, le nostre future generazioni sapranno con tutta onestà che c’è stato davvero un tentativo di fare le cose diversamente”.
Figura considerata molto popolare, Gantz è stato accostato dai media come possibile candidato alla guida del partito laburista, che nel maggio del 2016 dovrebbe indire le primarie per scegliere se confermare o meno l’attuale leader Isaac Herzog. In realtà, l’ex generale non ha mai espresso chiaramente la sua posizione politica, seppur siano noti i suoi diverbi con il Premier Benjamin Netanyahu, tra cui la critica al capo di governo sulla gestione dell’accordo nucleare iraniano e dei rapporti con gli Stati Uniti. Durante la conferenza a Sderot c’è chi lo ha interrogato sulla sua possibile entrata in politica ma Gantz non ha voluto commentare. Si è invece soffermato, a un anno di distanza, sul conflitto a Gaza contro Hamas, difendendo l’operazione Margine Protettivo da lui guidata. “È stata la cosa giusta da fare al momento giusto”, ha dichiarato, aggiungendo che “il primo ministro (Netanyahu), il ministro della Difesa (Moshe Yaalon), lo Shin Bet e il comando militare hanno gestito bene la situazione, nonostante i rumori di sottofondo”. Nonostante una valutazione positiva dell’operazione militare a Gaza della scorsa estate, Gantz ha affermato di “non esserne innamorato”. Nonostante una valutazione positiva dell’operazione militare a Gaza della scorsa estate, Gantz ha affermato di “non esserne innamorato”, sottolineando che Hamas si sta riorganizzando e nuovamente armando nella Striscia. “Non so cosa accadrà. A Gaza, per come ho capito la realtà dopo l’operazione Margine Protettivo, Hamas sta facendo uno sforzo enorme per ricostruire l’organizzazione e le sue attività. È scoraggiato. E deve confrontarsi con con sfide interne”. “È giusto – ha sottolineato il generale di Tsahal – continuare a dissuadere Hamas” ma il conflitti continueranno ad esplodere finché, prosegue Gantz, il nemico non capirà che non ha senso ricorrere alla forza. Riguardo alla “rivolta dei coltelli”, ovvero i molteplici attentati terroristici compiuti da palestinesi nelle scorse settimane (ieri tre israeliani sono state accoltellate a Rishon Lezion), il quadro è che si tratti “di funghi d’odio cresciuti dopo la pioggia. Dobbiamo sapere come fermarli”, nonostante il comunque eccellente lavoro della polizia, dello Shin Bet e dell’esercito.
Daniel Reichel
(3 novembre 2015)