Qui Torino – Prepararsi al grande salto
Riflettere insieme sulle principali affinità ma anche sulle differenze tra modelli educativi. Condividere le proprie esperienze personali, tra alti e bassi. Rafforzare la consapevolezza delle sfide che si presentano ma anche dei profondi valori che si possono testimoniare in un dialogo franco e aperto con tutta la società.
Questo il filo conduttore di un incontro svoltosi presso il centro sociale della Comunità ebraica con l’obiettivo di comprendere in tutte le sue declinazioni il “salto” da scuola comunitaria a scuola pubblica che investe ogni anno decine di giovani torinesi (per alcuni al termine della materna, per altri al termine della scuola media inferiore). A prendere la parola ex presidi, insegnanti, studenti, genitori. Una grande ricchezza di contributi che è stata di grande aiuto. Come nel caso dell’intervento di Gaia Bertolin, madre di due ex studenti, soffermatasi sui comportamenti da adottare in prossimità di festività e ricorrenze ebraiche.
Tanti i temi toccati nel corso della serata: il passaggio dal “piccolo corridoio e mezzo” (così è stato definito) della scuola ebraica ai grandi corridoi e alle grandi aule dei licei pubblici; il rapporto quasi familiare che si viene a creare in una scuola così piccola e le differenze con l’esterno; le diffidenze e l’ingenuità di molti di fronte alle peculiarità identitarie ebraiche; l’osservanza dello shabbat nei licei dove è prevista la frequenza il sabato; il modo di discutere del conflitto israelo-palestinese, ma anche l’esperienza degli studenti non ebrei della scuola Emanuele Artom, magari appartenenti ad altre minoranze come quella valdese, che continuano a mantenere un rapporto affettuoso con l’istituto.
Interessante è stato notare come le testimonianze di persone che “il salto” l’hanno vissuto anche oltre 40 anni fa siano pressoché sovrapponibili a quelle di chi è entrato nel mondo liceale solo da pochi mesi e che tutti siano stati concordi nel rincuorare i ragazzi della terza media che hanno preso parte alla serata: è emerso infatti come in realtà questo salto non sia altro che uno dei tanti passi che hanno accompagnato la loro crescita, la formazione della loro identità ebraica e di cittadini.
Filippo Tedeschi
(10 novembre 2015)