Roma – A vent’anni dall’assassinio di Rabin
“La pace? Un sogno in cui credere”
“Conservo la speranza e il sogno di una pace perché in fondo che senso ha vivere senza sperare e senza sognare”. Nonostante tutto, Eitan Haber, l’uomo che annunciò al mondo la morte del Premier israeliano Yitzhak Rabin, guarda al futuro delle relazioni tra israeliani e palestinesi con fiducia, con una speranza mista a convinzione che un giorno la pace sarà firmata. “Siamo noi gli artefici del nostro destino”, sottolinea a Pagine Ebraiche a poche ore dall’incontro organizzato dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che lo vedrà protagonista a Roma per ricordare, a vent’anni dal suo assassinio, la figura di Rabin. Haber ne è stato per anni il portavoce, un rapporto durato quarant’anni, non sempre facile visto il carattere a tratti ruvido dell’ex Premier, ma di cui conserva un ricordo positivo. E di questo parlerà al Centro Ebraico Pitigliani (ore 20.30), conversando con i giornalisti Antonio Polito (Corriere della sera) e Anna Momigliano (Rivista Studio).
Haber non si può annoverare nella schiera degli ottimisti, anzi la sua visione della realtà israeliana e internazionale è molto pragmatica. Per questo preannuncia che non risponderà a nessuna domanda del genere “se Rabin non fosse morto cosa sarebbe successo?”. “Ogni tanto mi fanno questa domanda ma non ne capisco il senso. La storia è storia e non si cambia. A una domanda del genere chiunque può rispondere e la sue affermazioni avrebbero lo stesso valore delle mie”, sottolinea, spiegando che il terreno dell’impossibile, della retorica fine a se stessa non fa parte delle sue corde. Però sul fronte della pace di una cosa sembra essere convinto e lo rivendica più volte: gli Accordi di Oslo siglati da Yitzhak Rabin e il leader palestinese Yasser Arafat non sono stati un fallimento. Hanno tracciato un percorso: “dopo l’omicidio, tutti i premier israeliani che si sono susseguiti hanno seguito la strada macchiata dal sangue di Rabin: da Shimon Peres, a Ehud Barak, Ariel Sharon fino a Ehud Olmert”, scriveva su Yediot Ahronot Haber, tornato al giornalismo dopo l’assassinio del suo capo e amico Rabin. E tra i leader israeliani impegnati a dare seguito a Oslo, Haber pone anche Benjamin Netanyahu, che si oppose fortemente alla politica di Rabin.
d.r.
(12 novembre 2015)