Roma – Il Califfo e l’ayatollah Khamenei
le radici comuni del Terrore

61eL-wW351LQuale relazione intercorre tra il sedicente Califfo che, alla guida dello Stato Islamico, minaccia l’Occidente e l’iraniano ayatollah Khamenei, il quale ha invocato e minacciato più volte la distruzione d’Israele? Ad analizzare la questione è il nuovo libro scritto dalla giornalista Fiamma Nirenstein Il Califfo e l’Ayatollah, edito da Mondadori, nel quale torna a trattare numerosi temi di stringente attualità. Il volume verrà presentato oggi alla libreria Notebook dell’Auditorium Parco della Musica di Roma (ore 18.30) alla presenza dell’autrice e dei i giornalisti Maurizio Molinari, Pierluigi Battista e Massimo Bordin.
“Quello che ho cercato di fare – spiega Nirenstein a Pagine Ebraiche – è stato spiegare come l’integralismo islamico non sia confinato all’Isis come molti vogliono far credere. Esso risiede anche nell’Iran imperialista e in paesi legati a lui dove vengono continuamente violati i diritti umani”. “Nelle pagine – prosegue – voglio innanzitutto fare un poco di chiarezza e sgombrare il campo di tutto quello che si è detto del terrorismo: esso non è dovuto alle colpe dell’Occidente o al passato coloniale ma ha radici puramente ideologiche. Esistono poi due fonti del terrorismo estremista: quello sunnita dell’Isis e dei Fratelli musulmani e quello sciita che si compie attraverso il gruppo di Hezbollah che non è altro che la lunga mano dell’Iran”.
“Ciò che li unisce – sottolinea Nirenstein – è l’idea di fondo; i terroristi vedono ogni attacco come una piccola bandierina piantata su un territorio, per loro è una questione di conquista e padronanza. Lo scopo è quello di allargare il dominio”.
La giornalista si dimostra inoltre assai scettica sull’accordo dei Paesi del 5+1 che ha aperto dopo anni la porta di Teheran all’Occidente e viceversa: “Non dobbiamo mai dimenticare la natura imperialista dell’Iran – ammonisce – penso che questa sia stata una decisione che ora faceva comodo ma che alla lunga non gioverà. Teheran avrà così tutto il tempo per ingannare e violare i patti”.
Le stragi di Parigi hanno drammaticamente fatto conoscere all’Europa il terrorismo con cui Israele convive tutti i giorni: la percezione dello Stato ebraico ora cambierà? “Lo spero – risponde Nirenstein – ma ho i miei dubbi. Si fa ancora molta difficoltà a categorizzare l’attacco continuo ai civili israeliani come terrorismo. Eppure proprio qualche giorno fa vedevo un video di una madre palestinese che riabbracciava il figlio dopo che il piccolo aveva ricevuto delle cure dai medici israeliani. Subito dopo però in un’intervista la stessa madre si diceva disposta a sacrificare la vita del figlio per il popolo palestinese contro Israele”. “Dichiarazioni del genere – conclude – non c’entrano niente con la soluzione dei due Stati o con la causa palestinese ma si basano sulla Jihad, l’ideologia che celebra la morte”.

r.s. twitter @rsilveramoked

(24 novembre 2015)