Qui Roma – I giuristi e l’infamia del ’38.
Luce sui molti silenzi

Schermata 12-2457373 alle 14.37.08Con la promulgazione delle Leggi Razziste esimi avvocati e professori universitari ebrei furono messi letteralmente all’angolo sotto la pressoché unanime indifferenza dei loro colleghi. Depositari in teoria dei diritti civili.
A riprendere in mano l’argomento sul quale ancora troppo poco si è dibattuto, il libro di Giuseppe Acerbi Le leggi antiebraiche e razziali ed il ceto dei giuristi
(Giuffrè editore) presentato ieri al Centro bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane in un incontro coordinato dalla Consigliera UCEI Fabiana Di Porto (Università del Salento) con interventi del presidente dell’Unione Renzo Gattegna, di Gustavo Ghidini (Società Umanitaria), dei giuristi Pietro Rescigno (Università la Sapienza), Guido Alpa (Università la Sapienza), Caterina Montagnani (Università di Cassino), dello psichiatra David Meghnagi (Università Roma Tre) e dell’autore stesso. Nella qualificata platea l’ex presidente della Camera dei Deputati Luciano Violante, l’ex ministro della Giustizia Paola Severino, il senatore Franco Debenedetti e Giorgio Sacerdoti, presidente del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano.
“Era mercoledì 13 dicembre 1939 quando a Roma venivano cancellati dall’albo gli avvocati di ‘razza ebraica’” esordisce Di Porto, presentando al pubblico il documento che testimonia l’efferatezza. “Il libro di Acerbi – prosegue – è rilevante per almeno tre ragioni: la prima è che recupera e salva dall’oblio una pagina importante della nostra storia e lo fa usando un linguaggio non tecnico ma fruibile da tutti. La seconda è che, senza sminuire le altre persecuzioni, riconosce la specificità della Shoah. La terza è, infine, che lascia parlare i fatti senza indugiare nell’emotività. Attraverso questa opera capiamo come sia necessario smettere di coltivare il mito del bravo italiano e portare alla luce non solo le storie, comunque fondamentali, dei salvatori, ma anche quelle dei carnefici”.
Condivide il presidente Gattegna: “Bisogna smentire in maniera categorica quella linea di pensiero che propugna la tesi degli ‘italiani brava gente’ che aderirono blandamente al fascismo e applicarono le idee di Hitler in maniera attenuata. Questo è semplicemente il modo di evitare di fare un proprio esame di coscienza. Gli ebrei italiani hanno subito un vero e proprio tradimento in quanto cittadini: basti pensare all’impegno che coinvolse moltissimi di loro nel Risorgimento e nella Prima Guerra Mondiale”.
“Purtroppo – sottolinea Ghidini – non abbiamo ancora fatto i conti con l’atteggiamento supino assunto dalla nostra categoria e con quel solito opportunismo italiota. Dietro al silenzio di professori e giuristi ci fu sicuramente anche un certo interesse per l’avanzamento professionale a discapito e sfregio della libertà”. Dobbiamo ricordarci, ammonisci quindi, che la campana dell’odio e della discriminazione prima o poi suona per tutti “e che la nostra coscienza civile deve essere partecipe e ben sveglia”.
Guido Alpa, ex presidente del Consiglio nazionale forense, riflette sulla dimensione locale: “Nella delibera dell’ordine di Genova furono cancellati dall’albo diversi giuristi, ricordo per esempio Vittorio Valobra poi impegnato in prima persona della Delasem, l’organizzazione ebraica di resistenza per assistere ai correligionari perseguitati”. La reazione dei giuristi rispetto al tradimento nei confronti dei loro colleghi fu piuttosto tiepida, spiega Alpa: “L’unico vero oppositore delle leggi fu Mario Rotondi che si rifiutò di applicarle; gli altri o le appoggiarono o mostravano, in forma privata, il proprio sostegno come Piero Calamandrei, che si dispiaceva per Giorgio Del Vecchio attraverso delle missive. In definitiva possiamo constatare che essi furono troppo silenti”.
“Con le leggi antiebraiche – prende la parola Rescigno – si abbandonò il principio che è alla base del nostro codice civile: l’uguaglianza di fronte al diritto. Nella nostra tradizione c’è stato e c’è ancora un vulnus radicale che ha fatto cadere la questione nell’indifferenza oppure l’ha sotterrata sotto le giustificazioni. Ho avuto modo di avere a che fare con maestri ebrei che, pur restando in silenzio, facevano permeare la sofferenza che aveva segnato il proprio percorso accademico”. L’indulgenza dimostrata verso i giuristi che si compromisero e formularono le leggi antiebraiche viene denunciata con forza da Caterina Montagnani: “I nomi degli accademici non furono macchiati e non vennero nemmeno segnalati alcuni imbarazzanti precedenti nelle loro biografie. La cosa interessante è che i giuristi del tempo non credevano che accettare questa infamia avrebbe deturpato la loro immagine e alcuni di loro si impegnarono ad aiutare i singoli ebrei. Anche lo stesso Giovanni Gentile aiutò diversi studiosi ebrei, ma solo se li riteneva ‘di valore’”.
“Vi rendete conto come sia drammatico il tema della discriminazione di alcuni ebrei dalle leggi contro di loro? Vi rendete conto di quanta solitudine si potesse provare? Questa è l’umiliazione più grande. È vero, Gentile aiutò qualcuno, ma fu lui a distruggere l’università italiana. Fu lui – spiega Meghnagi – a cacciare il 10% dei suoi docenti”.
“Proprio per queste ragioni – prosegue – voglio mettere in guardia di fronte al movimento del BDS che discrimina i professori israeliani e li caccia dalle riviste adducendo un motivo politico. Bisogna imparare dal passato: quando il male acquisisce rispettabilità non c’è più vergogna, ma anzi protezione. Dobbiamo stare attenti alle parole. Le parole vanno curate”.
A tracciare le conclusioni è l’autore: “Da ragazzo – racconta Acerbi – andavo al liceo classico Berchet e il preside della scuola era il rabbino Yosef Colombo, che durante le persecuzioni fu preside della scuola ebraica. Colombo era un uomo di rara cultura e mi rimase impresso così come tanti compagni di classe ebrei con il quale mi ritrovavo e che hanno contribuito alla mia formazione”. Conclude Fabiana Di Porto: “Giuseppe Acerbi non è un ebreo honoris causa. È un italiano honoris causa”.

Rachel Silvera twitter @rsilveramoked

(16 dicembre 2015)