Dialogo, i segnali da cogliere

Come interpretare le nuove testimonianze di amicizia pervenute dalla Chiesa cattolica? E come collocarle all’interno di un percorso dialogico che sembra imprimere una svolta significativa alle relazioni tra ebrei e cristiani?
Ampio approfondimento sul tema sul numero di gennaio di Pagine Ebraiche in distribuzione, che ospita tra gli altri un’intervista al presidente dei rabbini italiani Giuseppe Momigliano, un intervento del direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian e alcune considerazioni del direttore dell’emittente televisiva cattolica Tv2000 Lucio Brunelli.
Dal documento sul dialogo recentemente emesso dalla commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo della Santa Sede alla prossima visita di Bergoglio nella sinagoga di Roma, terzo papa nella storia a varcare quella soglia. Molteplici sono gli spunti e gli argomenti che sono trattati e che costituiscono vivo argomento di riflessione tra i consiglieri della massima assise dell’ebraismo italiano.
Come il legame di stretta parentela tra ebraismo e cristianesimo affermato dai firmatari del documento vaticano. O ancora, il fatto che la Chiesa debba comprendere l’evangelizzazione rivolta agli ebrei in maniera diversa “rispetto a quella diretta a coloro che appartengono ad altre religioni o hanno altre visioni del mondo”. Non ultimo, nella direzione opposta, un controverso documento firmato da diversi esponenti del rabbinato internazionale appartenenti alla corrente modern orthodox in cui si interpreta la nascita del Cristianesimo come parte di un piano divino per la comune redenzione del mondo.
“Il clima è sicuramente diverso rispetto a qualche decennio fa. Sarebbe sbagliato illudersi che i problemi non esistano più, ma alla Chiesa e ai suoi rappresentanti va comunque riconosciuto un impegno sincero. E questo – spiega rav Momigliano a Pagine Ebraiche – è senz’altro un ottimo presupposto”.
Osserva il direttore Vian: “La consuetudine degli incontri tra il pontefice, capo visibile della chiesa cattolica, ed esponenti o comunità dell’ebraismo mondiale, ormai moltiplicatisi soprattutto negli ultimi anni, rendono questo nuovo incontro, dopo quelli dei suoi predecessori, non meno significativo, ma al contrario ancora più rilevante nella crescita irreversibile della reciproca conoscenza (ancora scarsa, per la verità) e dell’amicizia”.
“Mi colpisce sempre l’ignoranza che molti cattolici hanno delle tradizioni dell’ebraismo. Come direttore di una televisione cattolica, mi piacerebbe poter raccontare di più la vita quotidiana della comunità ebraica, nelle sue feste, nei suoi riti, nelle sue usanze. Credo – riflette Brunelli – che anche questo sia un modo di fare dialogo, conoscendoci meglio in concreto”.
Forte attenzione nei media internazionali (meno in quelli italiani) per il documento di produzione vaticana, presentato tra gli altri dal rabbino David Rosen (direttore degli affari interreligiosi dell’American Jewish Committee) e dallo studioso ebreo Edward Kessler. Lisa Billig, rappresentante dell’American Jewish Committee in Italia e presso la Santa Sede, su Vatican Insider-La Stampa sostiene che il principio esplicitato secondo cui “il riconoscimento che la Torah è per gli ebrei ciò che Cristo è per i cristiani” segna un ulteriore svolta nei rapporti. “Per l’interlocutore di fede ebraica, ancora segnato dal ricordo, nei secoli di storia della Chiesa, di conversioni forzate e dell’insegnamento del disprezzo’ (per usare la terminologia di Jules Isaac), queste sono probabilmente le dichiarazioni più significative, che aprono la strada ad una nuova fiducia e all’apertura al dialogo in corso tra le due fedi ‘fraterne’. Allo stesso tempo – aggiunge – queste stesse affermazioni avvolte nelle contraddizioni del ‘mistero divino’ aiutano a comprendere la riluttanza della Commissione a proclamarlo documento ufficiale del Magistero”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(18 dicembre 2015)