Iraq, l’Isis sconfitto a Ramadi
Ci sono voluti 30mila uomini e sette mesi di assedio per far cadere la città sunnita di Ramadi, situata nel centro dell’Iraq e a lungo nelle mani dei miliziani dell’Isis. La vittoria riportata dalle forze governative sul Califfato a Ramadi, spiega il Corriere della Sera, ha un particolare significato per il carattere della città: le tribù locali, dal dopo Saddam, hanno sempre combattuto contro il governo di Baghdad, guidato dagli sciiti, e più volte hanno dato il loro supporto agli estremisti sunniti, di Al Qaeda prima dell’Isis poi. Ora, anche grazie alla loro collaborazione, il sedicente Califfo è stato sconfitto in una delle sue città chiave. “Quella di Ramadi non è una battaglia risolutiva – l’analisi di Jason Burke, esperto di terrorismo internazionale, che compare oggi su Repubblica – ma invertire la tendenza espansiva del Califfo vuol dire minare i meccanismi propagandistici ed economici del suo Stato”. Le prossime città da liberare, scrive La Stampa, sono “Falluja, a soli 50 chilometri da Baghdad. Poi Mosul, una metropoli di due milioni di abitanti, cinque volte Ramadi, dove un anno e mezzo faè nato il Califfato”.
Italia, la propaganda islamista da non sottovalutare. “La Libia è la porta aperta verso Roma”, questo il messaggio fatto rimbalzare sul web da organi legati allo Stato islamico. Un messaggio che ha fatto alzare i livelli di guardia delle forze di sicurezza italiane. Secondo gli analisti “I rischi maggiori per la sicurezza sono connessi ad azioni condotte da terroristi autoctoni ricettori degli appelli lanciati dall’apparto propagandistico del Califfato, o da foreign fighters europei reduci dal conflitto siroiracheno” (La Stampa). Pacificare la Libia dunque servirà a controllare eventuali minacce terroristiche all’Europa. E per ridare stabilità al paese africano dilaniato da una guerra civile, è stato creato un governo di unità nazionale in chiave anti-Isis. L’Italia si è fatta promotrice di questa iniziativa, bloccando il progetto francese di avviare dei raid in Libia, sottolineando che prima bisognava garantire un governo stabile a Tripoli (La Stampa).
L’inchiesta su Sara Netanyahu. Repubblica riporta la notizia dell’indagine da parte della polizia israeliana riguardante la moglie dell’attuale Primo ministro Benjamin Netanyahu, Sara. L’inchiesta sarebbe legata alle “spese e la gestione delle due case della coppia, quella ufficiale di Balfour Street a Gerusalemme e la villa ( privata) sul mare a Cesarea”. Secondo il quotidiano, il caso potrebbe arrivare a scuotere il governo Netanyahu.
Israele, il provvedimento sulle Ong. II governo israeliano ha approvato un provvedimento “in stile russo”, scrive il Giornale, per le organizzazioni non governative che ricevono finanziamenti da governi esteri. “Quelle che ottengono cifre superiori alla metà del loro bilancio, – afferma il quotidiano – dovranno denunciarlo nelle loro pubblicazioni e rapporti, in qualsiasi loro interazione con personalità pubbliche o perfino nelle loro targhette di identificazione nelle visite alla Knesset”.
La riapertura dell’Israelitico. Nelle scorse ore la Regione Lazio ha dato il via libera alla riapertura dell’Ospedale israelitico, a cui era stata sospesa la licenza sanitaria a causa di un’inchiesta della magistratura ancora in corso. La riapertura per il momento è parziale: a tornare in funzione, riporta La Stampa, “il presidio storico sull’isola Tiberina, in pochi giorni anche gli altri due”. “Il difficile viene ora – spiega al quotidiano Alfonso Celotto, il commissario nominato dalla Comunità ebraica di Roma, proprietaria dell’Israelitico – l’ospedale aveva tremila visite al giorno, ora solo trenta. Una volta riaperto, dobbiamo metterlo in condizioni di vivere. È difficile, ma ce la faremo”.
Simboli intollerabili. Il Fatto Quotidiano riporta l’iniziativa di tre deputati del Pd che hanno presentato in Parlamento un progetto di legge per l’introduzione di pene più severe per chi propaganda idee del regime fascista, soprattutto sul web. Nonostante la Costituzione repubblicana lo vieti, denunciano i proponenti, finora il saluto romano e i gadget legati al fascismo hanno proliferato.
Il 2016 di Bergoglio. Alberto Melloni analizza sul Corriere della Sera la politica di papa Bergoglio, definita come una svolta per la Chiesa rispetto al passato. Tra gli appuntamenti chiave per il futuro e nell’agenda del pontefice, Melloni ricorda la visita prevista per gennaio al Tempio Maggiore di Roma.
Emilio Cecchi e i pregiudizi antisemiti. Sul Corriere, Paolo Di Stefano firma una recensione del nuovo saggio di Bruno Pischedda – L’idioma molesto (Aragno editore) -, dedicato al critico letterario Emilio Cecchi, e in cui emergono i pregiudizi antisemiti e razzisti di quest’ultimo. L’opera di Pischedda, scrive Di Stefano, è “il racconto del precoce consenso da parte del mondo umanistico italiano nei confronti delle tematiche razziali”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked
(28 dicembre 2015)