Tel Aviv – Ferite, incognite, speranze
Il racconto degli Italkim

Schermata 2016-01-03 alle 11.46.00“Se smettiamo di vivere le nostre vite liberamente, hanno vinto i terroristi. Domenica si riparte, chi al lavoro chi a scuola”.
Come ricorda Daniela Fubini, la vita a Tel Aviv va avanti. Più forte di ogni minaccia terroristica. Più forte di chi vorrebbe distruggere i sogni e le speranze di un intero paese.
Un impegno cui non si sottraggono gli Italkim, gli italiani di Israele. Ecco cosa ci hanno raccontato alcuni di loro.
“Venerdì la Dizengoff era un po’ giù di corda, ma già da ieri è tornata apparentemente la normalità. D’altronde, si sa, questa è una città particolare” dice Manuela Dviri, 66 anni, scrittrice e attivista di origine padovana. La sua casa si trova a poche centinaia di metri dal luogo dell’attentato tanto che, ci spiega, praticamente ogni giorno passa davanti al locale preso d’assalto. Anche ieri. “Tel Aviv è veramente incredibile. Tutto tranquillo. Tutto normale. C’era persino una festa nel bar all’angolo tra Frishman e Dizengoff” racconta Manuela. I fatti di venerdì sembrano aprire nuovi interrogativi. Ma, avverte Dviri, nella consapevolezza di un punto a suo dire non negoziabile: Israele è un melting pot di anime e identità “che non possono e non devono staccarsi l’una dall’altra”.
“In queste ore ho visto intorno a me diverse sfumature di reazioni, e in particolare nei giovani. Si va dallo shock alla paura alla rabbia” dice Chiara Calderoni, 25 anni, studentesse romana di medicina. Tel Aviv è la meta di un breve soggiorno, raggiunta in occasione di un matrimonio. Nonostante l’allerta sicurezza, Chiara non ha rinunciato a uscire. “Ieri sono passata dalla Dizengoff – racconta – e ho notato una folla. Mi sono avvicinata e ho visto sul marciapiede migliaia di lumi, e una grande stella di Davide nel mezzo. Non sono stupita di questa reazione, perché conosco Tel Aviv e la sua gente. Ma mi sono comunque emozionata”.
Ariel Toaff, 73 anni, storico e docente universitario, è testimone oculare di quei drammatici momenti: il suo appartamento si trova infatti a pochi metri in linea d’aria da dove è avvenuto l’attacco. Appena sentiti gli spari, la prima reazione è stata quella di precipitarsi in terrazza per capire cosa stesse accadendo. Da lì Toaff ha visto l’attentatore fuggire. “Nessuno del mio nucleo familiare e dei nostri vicini è uscito di casa, su indicazione delle forze di sicurezza che hanno immediatamente presidiato lo stabile. Una sola eccezione. Un amico romano che ha fatto da poco l’aliyah e che abita accanto a me, non potendo rientrare, mi ha chiesto la cortesia di togliere il cibo dalla plata, il fornello elettrico dello Shabbat. Avendo le chiavi, ho eseguito”.
“È stato un colpo al cuore” dice Daniele Di Nepi, 28enne videomaker romano. La notizia dell’attentato gli è arrivata in Italia, dove si trovava per una vacanza. Daniele ha poi fatto ritorno a Tel Aviv e a colpirlo è stata anche nel suo caso la straordinaria vitalità emanata dalla città nel suo insieme. Una vitalità contagiosa, davvero speciale. “Oggi ricomincia la routine, ma non sono preoccupato. Anche se un po’ di tranquillità in più non farebbe male in attesa che la tensione gradualmente scenda”.

Adam Smulevich twitter @asmulevichmoked

(3 gennaio 2015)