“Fianco a fianco per difendere la pace e la vita”
“Questa visita giunge a rinsaldare ancor di più il cammino di dialogo, di amicizia e di fratellanza tra il popolo ebraico, il popolo dell’Alleanza, e la Chiesa cattolica”.
Così il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che ha esordito con un ricordo delle due precedenti visite e riconoscendo la continuità affermata nel nuovo incontro con Bergoglio.
“Sono indelebili nella nostra memoria – le sue parole – le immagini dello storico abbraccio che trent’anni fa, il 13 aprile 1986, vide uniti papa Giovanni Paolo II e il rav Elio Toaff. Ero presente e vidi con i miei occhi le loro figure avvicinarsi l’una all’altra, stringersi prima le mani e poi lasciarsi andare in quel gesto, uno appoggiato all’altro, come per sostenersi a vicenda e annullare quella distanza che per secoli era stata incolmabile”.
“Il 17 gennaio 2010 – ha proseguito – ebbi l’onore di partecipare personalmente, come rappresentante delle 21 Comunità ebraiche italiane, alla visita di papa Benedetto XVI, allora come ora insieme al nostro rabbino capo Riccardo Di Segni. Un incontro significativo e ricco di contenuti, durante il quale il papa ribadì la condivisione delle comuni radici, sulla base delle quali superare ogni forma di incomprensione e pregiudizio”.
I due momenti di incontro, per il presidente dell’Unione, sono stati il coronamento e l’ideale prosecuzione di un percorso non sempre facile, “che trova la sua origine, e ha avuto una fondamentale svolta positiva, con la promulgazione della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate”.
Quel passo, 50 anni fa, “cambiò radicalmente il rapporto tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo intero e, per giudizio unanime, costituisce una pietra miliare che segna l’inizio di un dialogo costruttivo”.
Un concetto che sarebbe stato “largamente condiviso” durante le “numerose celebrazioni” che si sono svolte negli ultimi mesi per ricordarne il cinquantenario.
“Nella loro diversità, nel reciproco rispetto delle differenti tradizioni, nell’accettazione di una pari dignità – ha sottolineato Gattegna – il rapporto tra la Chiesa cattolica e l’ebraismo vive da allora un periodo di grande progresso, che possiamo sicuramente definire di portata storica”.
Una nuova era che starebbe avendo una ulteriore accelerazione proprio grazie a Bergoglio, cui è stato attribuito un “forte” e “profondo” legame con il mondo ebraico.
“Nel novembre 2013 – ha ricordato Gattegna – fu pubblicata la sua prima esortazione apostolica denominata ‘Evangelii gaudium’. In quella e in altre occasioni sono state da lei rese pubbliche affermazioni che tante generazioni di ebrei, in passato, hanno sperato di sentir pronunciare. In particolare, quella della cui importanza non tutti si sono ancora resi conto”.
Tra i brani citati quello in cui si afferma che la conversione che la Chiesa chiede agli idolatri “non è applicabile agli ebrei”; ma anche quello in cui si riconosce che l’alleanza del popolo di Israele con l’Onnipotente “non è mai stata revocata” e quello in cui l’ebraismo viene definito “radice sacra” dell’identità cristiana.
Un panorama innegabilmente positivo positivo ma che, ha ammonito Gattegna, “non deve indurre alcuno a interrompere il cammino intrapreso per raggiungere nuovi e ulteriori progressi”.
In particolare, il suo suggerimento, “ritengo necessario realizzare una strategia comune che consenta un’ampia diffusione presso tutta la popolazione della conoscenza del grande lavoro svolto e del consolidamento dei sentimenti di rispetto reciproco, di amicizia e di fratellanza che fino ad oggi sono rimasti circoscritti ai vertici religiosi e culturali”.
Ancora circolano con frequenza pregiudizi e discorsi improntati a un disprezzo che offende e ferisce, ha poi detto il presidente dell’Unione. Si guarda quindi alle giovani generazioni “con la speranza che sappiano cogliere i frutti di quanto abbiamo seminato, e molto altro per affermare i valori del dialogo e della vita”.
Alzando lo sguardo al panorama internazionale, ha incalzato Gattegna, “appare chiaro che in questo difficile momento cristiani ed ebrei sono accomunati dallo stesso destino, come da lei ricordato sia nel corso del suo viaggio in Israele, sia nelle occasioni in cui ha avuto modo di incontrare il presidente Shimon Peres e il presidente Reuven Rivlin”.
Nella lotta a nemici “spietati, violenti e intolleranti” la salvezza per tutti, ha concluso Gattegna, “può venire solo dalla formazione di una forte coalizione, basata sulla condivisione di alti valori etici quali il rispetto della vita e la ricerca della pace, che sia in grado di vincere questa sfida, camminando tutti, fianco a fianco, nel rispetto delle diversità, ma al tempo stesso consapevoli dei molti valori, principi e speranze che ci uniscono”.
Pagine Ebraiche, febbraio 2016
(18 gennaio 2016)