Il ricordo della vittima dell’Hypercacher
Milano abbracia l’eroe Yoav

IMG_20160118_215805 (1)Tutti in piedi per applaudire il coraggio di Yoav, eroe dell’Hypercascher assassinato un anno fa dai terroristi islamici mentre tentava di salvare i molti ostaggi presenti. Tutti in piedi per rendere omaggio alla straordinaria forza di suo padre, rav Benjamin Hattab, e della sua famiglia. Il caloroso tributo risuonato nelle sale del cinema Atneo di Milano, in occasione della proiezione del documentario Io sono Yoav, rappresenta una significativa risposta a chi vuole seminare odio e violenza in Europa e nel mondo. “Non possiamo permettere che il terrorismo vinca”, ha dichiarato rav Hattab, rabbino capo di Tunisi, portando a una sala stracolma la propria dolorosa testimonianza.
“Siamo di fronte a un padre e a una famiglia la cui forza deve essere d’esempio per tutti noi”, le parole del rabbino capo di Milano Alfonso Arbib, tra i protagonisti della serata organizzata dalla Comunità ebraica della città e condotta dal direttore della redazione giornalistica dell’Unione delle Comunità IMG_20160118_210305Ebraiche Italiane Guido Vitale. All’incontro -voluto dalla Comunità per aprire le celebrazioni del 150 anniversario della Keillah, ha spiegato in apertura il Consigliere comunitario Gadi Schoenheit – il giornalista Ricardo Franco Levi, Dounia Ettaib, presidente dell’Associazione donne musulmane in Italia, il direttore del programma DOC 3 di Rai 3 Fabio Mancini, che ha trasmesso il documentario. Sul palco anche Stefania Miretti e Sabina Fedeli, che assieme ad Amelia Visintini, hanno realizzato la pellicola in cui si racconta attraverso le testimonianze di parenti e amici la grande forza d’animo di Yoav. “Un ragazzo straordinario, un figlio di cui ciascuno di noi sarebbe stato orgoglioso”, il commento di Vitale che ha ricordato l’importanza del documentario perché restituisce a una vittima del terrorismo la sua identità, la sua esistenza come singolo.
“Lo amavo molto. Non era solo mio figlio, era anche un amico e un allievo”, la dolorosa testimonianza di rav Hattab nel ricordare Yoav. Un giovane di 21 anni molto religioso, profondamente legato alla sua identità ebraica così come alla sua patria, la Tunisia. “Come vedrete nel documentario – hanno sottolineato le giornaliste Miretti e Fedeli – era un ragazzo pieno di vita, amato da tutti. Condivideva le difficoltà dei suoi coetanei, le stesse preoccupazioni per lo studio o per l’amore ma al contempo aveva un animo straordinario come dimostra il coraggio avuto negli ultimi attimi della sua vita”. Di quel 9 gennaio, data della strage terroristica all”Hypercacher di Porte de Vincennes, ha parlato il padre. “Qualche giorno prima, il 6 gennaio, Yoav mi aveva chiamato ma io gli avevo detto che non potevo parlare, che ero occupato. E lui mi disse ‘papà lo rimpiangerai’”. “Il 9 era venerdì e io ero andato a fare la spesa per comprare le cose per shabbat. Quando tornai a casa mia moglie mi disse che avevano preso degli ostaggi all’Hypercacher e che mio figlio era lì. ‘Come fai a saperlo? Ci sono milioni di persone, come fai a dire che è lì?’ Le chiesi. Il suo capo poi ci confermò che Yoav era uno degli ostaggi. Accendemmo la tv anche se stava entrando shabbat. Alle 19.30 la polizia entrò e uccise il terrorista. Guardai tra gli ostaggi liberati, e non vidi mio figlio”. “Talvolta – ha ricordato con voce emozionata il rav – si viaggia per celebrare il matrimonio di un figlio, io sono stato costretto a partire per seppellirlo”. Perché tanto odio? Perché un ragazzo innocente ha dovuto pagare un prezzo così salato per mano di un fanatico? Gli interrogativi che si pone il rabbino, ricordando come la convivenza nella sua Tunisia tra ebrei e musulmani costituisce praticamente la normalità. “Mia moglie mi ha raccontato che quando sono partito per Parigi, molti dei nostri vicini arabi musulmani sono venuti a casa per portare il proprio cordoglio e per offrire il proprio aiuto”. Dimostrazione che un’alternativa all’odio è possibile.
Emozionante il ringraziamento del rav alla platea raccoltasi accanto a lui a Milano in onore del figlio Yoav. “Grazie per essere venuti – ha dichiarato, parlando dell’affetto ricevuto – Vedervi qui, così numerosi, per me è come poter celebrare il matrimonio di mio figlio. Non dimenticherò mai il rispetto che avete dimostrato”.

Daniel Reichel

(19 gennaio 2016)