Qui Roma – Collegio rabbinico Insieme per studiare Torah
Domenica scorsa, mentre fervevano i preparativi per la visita del papa nella Sinagoga, due importanti eventi di studio di Torah hanno avuto luogo a Roma, uno dall’altra parte del Tevere, al Collegio rabbinico italiano, e l’altro al Kollel, di fronte al Tempio Maggiore. Nell’Aula magna del Collegio rabbinico, stracolma di gente, rav Riccardo Di Segni ha svolto il siyùm (conclusione) dello studio di un trattato del Talmud, Sotah, iniziato circa tre anni fa e portato avanti regolarmente, domenica dopo domenica, pagina dopo pagina, in un corso che vede una frequentazione sempre più numerosa, fino a raggiungere circa 40 presenze a lezione. Un corso di Talmud che è destinato a tutti, uomini e donne, giovani e meno giovani, che sappiano l’ebraico o che non lo sappiano. Non è il primo trattato a essere stato concluso nell’ambito di questo corso, prima di Sotah è stata la volta di Avodà zarà. Al termine dello studio del trattato, il Rav ha recitato l’Hadran, la formula di rito, in cui si invoca fra l’altro il merito di “poter tornare allo studio di questo trattato e di altri trattati e che questo merito si estenda alle future generazioni”. Si è quindi recitato un Qaddish speciale, cui ha fatto seguito un brindisi con spumante e pasticcini. Subito dopo, come si fa a Simchat Torah, quando dopo aver finito la lettura di Devarim (Deuteronomio) si riinizia subito con Bereshit (Genesi), rav Di Segni ha iniziato lo studio di un nuovo trattato, Sukkah. Arrivederci fra 55 dappim (fogli)!
Nella sede del Kollel, una cinquantina di allievi, giovani e adulti, sono stati impegnati in una giornata di studio intensiva sulla Halakhah, la normativa ebraica. Dopo lo studio mattutino in gruppi ristretti, guidati dai docenti del Kollel, si è svolta una lezione collettiva tenuta dallo stesso rav Riccardo Di Segni e un intervento conclusivo del prof. Gavriel Levi. Il pomeriggio si è chiuso con una lezione del Rosh Kollel (capo della scuola), il rav Abraham Brami, da Israele, cui è seguito un dibattito generale.
Molti si sono chiesti se questi eventi di studio fossero stati programmati in polemica con l’incontro che si è svolto in Sinagoga. La risposta è no: primo, perché a entrambe le giornate di studio ha partecipato il Rabbino Capo, che insieme alla Presidente della Comunità ebraica di Roma e al Presidente dell’UCEI, oltre che ai più importanti rabbini d’Italia, d’Europa e di Israele, avrebbe ospitato da lì a poco Bergoglio. Secondo, perché non c’è affatto ostilità nei confronti del dialogo con gli esponenti di altre religioni. Il principio “darkei shalom”, il perseguire le vie della pace, è anch’esso Torah. Si è voluto però rimarcare che oltre al dialogo con gli altri è importante anche il dialogo fra noi stessi e, in particolare, un dialogo che abbia oggetto la nostra Torah. Ci deve essere l’uno e ci deve essere l’altro. Come si recita nell’Hadran, “ti ringraziamo o Signore per essere tra coloro che dedicano le proprie energie allo studio e alla crescita spirituale e sia la Tua volontà che possiamo studiare e insegnare, osservare e mettere in pratica, adempiendo tutto ciò che deriva dallo studio della Tua Torah con amore ”.
Gianfranco Di Segni, Collegio rabbinico italiano
(Nelle immagini, l’aula magna del Collegio rabbinico italiano; Rav Di Segni recita l’Hadran; Una classe di giovani del Kollel; il Rosh Kollel e il suo assistente)
(20 gennaio 2016)