Il Family Day a Roma, numeri e polemiche
Ampio spazio sui quotidiani di oggi per la manifestazione contro le unioni civili – e contro la legge Cirinnà che le istituirebbe – tenutasi ieri al Circo Massimo a Roma. Gli organizzatori, tra cui il movimento “Difendiamo i nostri figli” – sostiene ci fossero due milioni di persone in piazza, trecentomila la stima della questura (Corriere della Sera, Repubblica). Nel corso della manifestazione, nota come Family Day, era stata letta una presunta lettera di adesione del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ma, terminato shabbat, è arrivata la smentita: “Riccardo Di Segni non ha partecipato né aderito alla manifestazione denominata Family Day di oggi, né ha inviato alcun messaggio – si legge nel comunicato della Comunità ebraica romana – Qualcuno non autorizzato potrebbe aver citato una risposta alla precedente manifestazione che comunque non era da intendersi come un’adesione ma un’invito al dialogo” (Corriere).
Il post Family Day. La linea intransigente dei manifestanti del Family Day contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili ha fatto saltare una possibile mediazione, scrive La Stampa, e ora la palla passa in parlamento. Sul Corriere della Sera il cardinale Camillo Ruini si fa portavoce della manifestazione mentre sul Fatto Quotidiano Furio Colombo scrive: “ciò che è accaduto a Roma, a cura della Chiesa cattolica,è uno straordinario esercizio di egoismo antico e barbaro fondato sulla celebrazione della fertilità di maschi e femmine, che si dichiara minacciato dal desiderio appassionato delle famiglie gay (che,sia chiaro, nel loro caso non è un diritto) di avere un bambino da stringere e crescere come un figlio”.
Venezia e i 500 anni del Ghetto. Su La Stampa un lungo articolo che racconta l’istituzione del ghetto di Venezia nel 29 marzo 1516. “Qui gli ebrei dovevano stare rinchiusi dal tramonto all’alba (e chatzer, in ebraico «recinto», è il nome con cui sempre lo designarono), – scrive il giornalista del La Stampa, accompagnato nelle strade dell’antico ghetto dallo scrittore Riccardo Calimani – pena sanzioni pecuniarie e nei casi recidivi la prigione. L’area era chiusa da alti muri, le vie di accesso presidiate da cancelli sorvegliati”.
Israele, estremisti contro intellettuali. Il movimento israeliano di estrema destra Im Tirzu “ha dato il via a una campagna a colpi di cartelloni contro alcuni scrittori israeliani, tra cui i noti Amos Oz, Abraham Yehoshua e David Grossman, definiti ‘talpe nella cultura’. “Il primo ministro Benjamin Netanyahu e numerosi membri della sua coalizione conservatrice si sono uniti al coro di condanna nei confronti di chi denigra questi pilastri della culturali israeliana. – scrive sul New York Times Steven Erlanger, il cui pezzo compare tradotto su Repubblica – Eppure, alcuni di questi stessi ministri hanno preso parte a molte altre battaglie di questo tipo: in particolare Miri Regev, ministra della Cultura e dello Sport, di negare gli aiuti statali alle istituzioni che non esprimono “lealtà” a Israele”. Repubblica intervista inoltre la scrittrice israeliana Dorit Rabinyan, “al centro dell’ultimo caso letterario in Israele: la cancellazione dai curriculum scolastici ciel suo Borderlife, storia di amore fra una giovane israeliana e un ragazzo palestinese a New York”.
Il futuro della Comunità ebraica di Firenze. “A un mese dalle nuove elezioni del Consiglio, che si tengono ogni 4 anni, la comunità ebraica fiorentina si interroga e si divide. Dibatte e discute”, scrive Repubblica nelle pagine fiorentine, parlando della realtà ebraica della città guidata dal presidente Sara Cividalli. Nell’articolo si parla del calo demografico interno alla Comunità e secondo il rabbino capo Joseph Levi, “per non disperdere la miniera della nostra cultura, che va salvata e tramandata, quello che conta è che la dottrina sinagogale o la storia ebraica non siano ignorate ma vengano integrate da iniziative per aprirsi alla società. Un particolarismo non può ignorare l’universalismo”.
Torino, la scienza non dovrebbe avere ideologie. “Prevede scambi tra studenti, dottorati e ricercatori su tematiche biomediche. La scienza travalica ogni ideologia e non ha confini”. Così Federico Bussolino, vicerettore per la ricerca dell’Università di Torino difende l’accordo siglato con il Technion di Haifa che un piccolo gruppo di professori (27) ha deciso di boicottare (La Stampa Torino). “Abbiamo duemila docenti, non possiamo pensare che siano tutti d’accordo, ma rispetto le loro opinioni”, il commento del vicerettore.
La catena del rabbino Safran. Sul Sole 24 Ore l’ebraista Giulio Busi riflette sulla figura del gran rabbino di Bucarest Alexandre Safran:“Pensate a una catena, gettata dall’alto, acuì vorreste tendere la mano. La catena oscilla, v’invita, balena di riflessi, scompare. Se era un sogno, l’avete persa per sempre. Se era un libro, potete riaprirlo. Il simbolo della catena, calata da Dio affinché l’uomo l’afferri, è una delle immagini preferite da Alexandre Safran, gran rabbino di Bucarest prima e di Ginevra poi, protagonista della storia del Novecento, mistico.”
Daniel Reichel
(31 gennaio 2016)