Spotlight – Barbie, rivoluzione estetica
“Adesso possiamo smetterla di parlare del mio corpo?”. A dirlo forte e chiaro è una Barbie, fotografata in penombra e di profilo sulla copertina del Time, che non nasconde le sue forme più rotonde e che dopo 57 anni di onorata carriera verrà finalmente venduta in nuove versioni mai sperimentate prima: il modello curvy, formoso, ma anche più alto dell’originale e più basso.
Un esperimento sul quale la casa di produzione Mattel lavorava da tempo attraverso un progetto segretissimo chiamato Dawn project (inteso come l’alba di un nuovo giorno), con la consapevolezza del dirompente potere mediatico che avrebbe ottenuto sovvertendo l’irraggiungibile canone estetico della bambola più famosa del mondo.
Creata nel 1959 da Ruth Handler, un’ebrea americana originaria della Polonia, Barbie è stata per anni nel mirino di gruppi femministi che ne criticavano la vita esageratamente stretta contrapposta ad un seno prosperoso e il volto incorniciato da lunghi e lucenti capelli biondi, giudicandola sostanzialmente diseducativa e troppo provocante.
“Siamo entusiasti di cambiare letteralmente il volto del nostro brand – ha annunciato il global general manager di Barbie Evelyn Mazzocco – queste nuove bambole rappresentano una linea che riflette maggiormente le ragazze che vediamo ogni giorno attorno a noi. La varietà dei corpi, le tonalità della pelle, le differenze dello stile permetteranno di trovare quella che parli di più ad ognuno”.
Sulla stampa ebraica americana, interessata da sempre all’eredità della bambola della Handler, non manca però qualche perplessità.
Elana Sztokman scrive sul Forward, sottolineando quanto queste nuove Barbie siano comunque perfette: “Non hanno caviglie pesanti, doppio mento, cellulite e nemmeno quella pancetta che ti fa sembrare un po’ troppo incinta anche se hai partorito oramai anni fa”. “In definitiva – prosegue Sztokman – le Barbie continuano ad essere straordinariamente belle e rispondono agli standard occidentali e ai canoni di Hollywood”. Sul sito Kveller Banji Ganchrow rievoca quando da bambina mangiucchiando i biscotti Entrermann con le gocce di cioccolata – peccato di gola tipico della gioventù ebraica a stelle e strisce – osservava le sue Barbie slanciate chiedendosi con una punta di frustrazione cosa mangiassero per essere così. Ironizza poi su una fantomatica riunione della Mattel nella quale si è deciso di creare una Barbie curvy, piuttosto che cicciottella perché “sarebbe stato più politicamente corretto”. Ad aver risposto alle critiche più frequenti era stato Massimiliano Capella, curatore della mostra Barbie the icon, attualmente al Mudec di Milano, intervistato da Pagine Ebraiche: “Quello che dà fastidio ad alcuni è dato dal fatto che essa sia idealizzata. Barbie non ha creato le minigonne o affini. Non bisogna averne paura ma è necessario viverla per quella che è: un racconto, un sogno ispirato a dive come Marilyn e Audrey. Loro sono forse accusate di essere diseducative?”. Intanto, tra chi giudica i cambiamenti ancora assai lontani da un reale punto di svolta e chi ancora non ha formulato una propria opinione in proposito, a difendere la nuova Barbie ci pensa il suo fedele ex fidanzato Ken in una esilarante lettera aperta al Time: “Adesso devo accettare che dopo più di 50 anni nei quali è stata più o meno sempre la stessa, la donna che amo è cambiata. Ma io non la amerò di meno e mi auguro che non la amerete di meno nemmeno voi e che queste parole vi permetteranno di sostenere Barbie e la sua metamorfosi. Perché il fatto è che se amate Barbie come la amo io, dovete lasciarla cambiare”. In fede, Ken.
Rachel Silvera twitter @rsilveramoked
(31 gennaio 2016)