Conferenza stampa – I 500 anni del Ghetto
“Una incrollabile fiducia”
“I cinque secoli del primo ghetto del mondo. Dai diritti negati all’emancipazione”.
È una riflessione di ampio respiro e a più voci quella che sarà sviluppata mercoledì 9 marzo alle 11.30, presso la sede dell’Associazione Stampa Estera a Roma, nel corso della conferenza organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per far conoscere e divulgare il ricco programma di iniziative che si svolgeranno a Venezia in occasione del Cinquecentenario del Ghetto lagunare.
Interverranno nel corso della conferenza stampa Renzo Gattegna, presidente UCEI; Luca Zaia, presidente Regione Veneto; Luigi Brugnaro, sindaco di Venezia; Shaul Bassi, coordinatore scientifico comitato per i 500 anni del Ghetto; Donatella Calabi, curatrice della mostra “Venezia, gli Ebrei, l’Europa”; Toto Bergamo Rossi, fondazione Venetian Heritage Onlus; Cristiano Chiarot, sovrintendente della Fondazione Teatro La Fenice; Mariacristina Gribaudi, presidente Fondazione Musei Civici; Paolo Gnignati, presidente Comunità ebraica di Venezia.
L’incontro costituirà inoltre l’occasione per presentare i numerosi servizi e approfondimenti che appaiono sul numero di marzo del giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche. A partire dal dossier “Venezia – I 500 anni del ghetto”, curato da Ada Treves, che costituisce un prezioso riferimento per meglio cogliere il significato di questo impegno attraverso approfondimenti e pagine ricche di memoria ma anche di futuro.
“Una incrollabile fiducia”
La premessa d’obbligo ad ogni discorso sulla ricorrenza dei 500 anni dalla istituzione, il 29 marzo 1516, da parte della Serenissima Repubblica, del Ghetto di Venezia come luogo di dimora coatta degli ebrei, è che si tratta non certo di una celebrazione, bensì di una data che non è possibile, tanto in una prospettiva ebraica che civile, lasciar passare inosservata.
Non si tratta di una celebrazione per l’ovvia ragione che non è certo da celebrare la condizione di clausura in cui gli Ebrei vennero costretti a vivere subendo una serie di gravosissime restrizioni personali. Tanto meno è da celebrare il fatto che a partire dal ‘500 il termine Ghetto venga usato anche dai Papi per individuare il luogo in cui gli ebrei sono rinchiusi nei territori dello Stato della Chiesa, assumendo progressivamente il significato universale di luogo segregazione e discriminazione, immagine e sinonimo di esclusione e minorità.
L’anniversario vuole ricordare che i nostri antenati riuscirono a rendere il Ghetto un luogo di sviluppo della Tradizione ebraica e un crocevia culturale dove ebrei di diverse provenienze costruirono splendide sinagoghe, fecero stampare per primi il Talmud e molti altri libri e seppero indomitamente, nei secoli, sino all’abbattimento dei portoni del Ghetto, mantenere una propria forte identità.
Sottolineare i 500 anni dell’istituzione del Ghetto vuol dire gettare un ponte verso un futuro in cui il Ghetto continui ad essere un centro dell’identità ebraica, ideale luogo di incontro di ebrei delle più diverse provenienze e quindi di costruzione di vita e cultura ebraica. Il Ghetto, simbolo di esclusione, in una prospettiva rovesciata diviene il simbolo di una minoranza che ha saputo preservare la propria identità culturale e che ha saputo dialogare e influenzare con la propria cultura la società circostante, divenendo uno degli elementi determinanti dell’emergere dei principi su cui si basa quella che ci auguriamo possa essere oggi una condivisa identità culturale europea.
Diviene il simbolo di una Tradizione ebraica capace di esprimere una cultura che, basata su principi di autolimitazione, di ascolto, di tolleranza, di rispetto della vita, sa mettersi in relazione con la società circostante, superare le restrizioni imposte e quindi divenire il simbolo della libertà che si conquista attraverso l’affermazione di questi principi.
È formidabile il messaggio che possiamo veicolare nella società attuale, quello di un’incrollabile fiducia nell’uomo, essenziale per affrontare l’oggi e il futuro.
Paolo Gnignati, presidente Comunità ebraica di Venezia
(8 marzo 2016)