Il primo Giardino dei Giusti in un Paese arabo >Da Milano a Tunisi, un albero per gli eroi
Per la prima volta anche un Paese arabo avrà il suo Giardino dei Giusti. E sarà la Tunisia. Ad annunciarlo, il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni attraverso una lettera affidata al presidente dell’associazione Gariwo Gabriele Nissim. Il nuovo Giardino sorgerà all’interno dell’ambasciata italiana a Tunisi. “Un’iniziativa che dimostra come questo progetto sia sempre più internazionale”, ha sottolineato Nissim nel corso della cerimonia tenutasi al Giardino dei Giusti del Monte Stella di Milano in occasione della Festa delle Donne. E proprio in onore delle donne, dall’8 marzo sei nuovi alberi hanno trovato posto nello spazio che Milano ha voluto dedicare a quegli uomini e quelle donne che hanno lottato e lottano per la libertà e la democrazia. “Un luogo che restituisce la fiducia nell’umanità”, ha sottolineato il sindaco Giuliano Pisapia (nella foto), intervenuto alla cerimonia odierna a cui hanno presenziato, tra gli altri, il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach e il Consigliere UCEI Giorgio Mortara. Le figure come Flavia Agnes, Sonita Alizadeh, Halima Bashir, Vian Dakhil, Felicia Impastato, Azucena Villaflor, che Milano da questo 8 marzo ricorda con un albero nel suo Giardino dei Giusti, sono “un esempio di impegno per la giustizia, di chi agisce con i fatti e non si limita a criticare ma lotta anche a costo della propria vita, diventando per noi un esempio”, il messaggio di Pisapia, che ha richiamato l’attenzione, così come la direttrice di Gariwo Ulianova Radice, sull’obbligo morale di difendere le donne in tutto il mondo da soprusi e violenze. Soprusi a cui le sei donne a cui l’Associazione Giardino dei Giusti – di cui fanno parte l’UCEI, il Comune di Milano e Gariwo – hanno risposto, combattendo e, nelle parole di Giovanni Impastato, che ha ricordato l’impegno di sua madre Felicia per restituire verità e giustizia sull’omicidio del figlio (il celebre Peppino Impastato ucciso perché combatteva la mafia), sono “diventati simboli di chi lotta contro la rassegnazione”. Un appello contro l’indifferenza è arrivato da Nissim, che parlando di Europa ha invitato a “non costruire muri, a non fermare chi cerca aiuto”. Come ebrei, ha affermato il presidente di Gariwo, ci ricordiamo cosa vuol dire trovare le porte chiuse davanti alla fuga.
Daniel Reichel
(8 marzo 2016)