Qui Milano – L’insegnamento di Zvi Kolitz

IMG_20160310_212650_editPerché vi sia cultura ebraica bisogna conoscere bene le fonti, la tradizione. A sottolinearlo ieri sera nell’aula magna della Scuola della Comunità ebraica di Milano, il rabbino capo della città Alfonso Arbib, protagonista dell’appuntamento promosso dal Duomo di Milano, assieme alla Keillah e all’Amicizia Ebraico Cristiana Carlo Maria Martini. Una lezione tenuta dal rav nel quadro degli appuntamenti dell’edizione di quest’anno dei “Dialoghi di Quaresima”, e basata su una complessa analisi e riflessione del doloroso testo di Zvi Kolitz Yossl Rakover si rivolge a Dio. Ad aprire il partecipato incontro, le parole di monsignor Gianantonio Borgonovo, biblista e arciprete del Duomo di Milano, a cui è seguita l’applaudita interpretazione del testo di Kolitz da parte dell’attrice Gabriella Gado. A condurre la serata, Vittorio Robiati Bendaud.
“Il testo di Kolitz è un testo molto difficile, in cui si parla di vendetta, di giustizia, della profanazione del nome di D.o e di Israel”, ha spiegato il rav. Ma è proprio la complessità, i continui riferimenti alla Torah e al Talmud, che ne fanno un grande testo di cultura ebraica. Il volume, che quando uscì divenne un vero caso letterario, racconta la storia – narrata in prima persona – di un combattente del ghetto di Varsavia e degli ultimi suoi attimi prima di morire accerchiato dai nazisti. Il testo era considerato inizialmente una testimonianza diretta – ritrovato “tra cumuli di pietre carbonizzate e ossa umane, sigillato con cura in una piccola bottiglia” – ma si scoprirà poi essere il frutto della penna di Kolitz, ebreo lituano emigrato in Palestina allo scoppio della guerra. Di quest’opera scriverà, come ha ricordato rav Arbib anche Emmanuel Lévinas, che già nel 1955 aveva letto il testo di Kolitz come un “Salmo moderno” nel quale “tutti noi superstiti riconosciamo con sbalordito turbamento la nostra vita”.

(11 marzo 2016)