Gerusalemme-Firenze-Assisi
Sulla strada di Ginettaccio

Gino-Bartali Il grande cuore di Gino Bartali continua a lasciare il segno. E torna a farlo a Gerusalemme, dove proprio in queste ore si stanno definendo i contorni di un nuovo omaggio in ricordo delle azioni di Ginettaccio in difesa degli ebrei perseguitati sotto il nazifascismo. L’appuntamento è per domenica 20 marzo, nella sua Firenze, quando la prima squadra israeliana di ciclismo del circuito professionistico celebrerà il campione di Ponte a Ema percorrendo, sui pedali, la strada del coraggio. E cioè il tortuoso tratto fino ad Assisi che Bartali frequentò decine di volte trasportando documenti falsi all’interno della sua bici e distribuendoli poi ai diversi intermediari della rete di assistenza clandestina per cui fu staffetta e punto di riferimento. Una frequentazione assidua che, unita al fatto di avere accolto in un a casa di sua proprietà una famiglia di ebrei fiumani braccati dagli aguzzini (i Goldenberg) e ad altre prove di generosità a rischio della vita, l’ha portato ad essere riconosciuto Giusto tra le Nazioni dallo Yad Vashem. “Come rappresentanti di Israele e del suo movimento ciclistico, in questa nostra prima uscita senti amo il dovere di proporre qualcosa di speciale in ricordo di uno sportivo straordinario che tanto si è speso per il popolo ebraico e per la dignità dell’uomo. Lo faremo in sella a una bicicletta, il nostro grande amore”, spiega Ran Margaliot, giovane team manager che da quando ha lasciato l’agonismo (ha corso con il team Saxo Bank, anche al fianco di Alberto Contador) lavora assiduamente per promuovere nel suo Paese la bellezza e la poesia del ciclismo. Gino Bartali è diventato il riferimento etico del gruppo, che ha fissato il proprio quartier generale a Lucca e ha tra i suoi corridori, oltre al campione nazionale israeliano, anche quello canadese e namibiano. L’itinerario tosco-umbro sarà segnato dal passaggio ne i luoghi più significativi che conservano l’eredità morale del ciclista. Nessuna veste ufficiale ancora per quello che nasce come un patto di Memoria tra atleti consapevoli del loro ruolo e della loro specificità identitaria. Ma l’intenzione di chi sta organizzando l’iniziativa è di farne comunque un’occasione di incontro per i cittadini di Firenze e di Assisi, le loro istituzioni, rappresentanti dello sport italiano (gli inviti partiranno a breve). “Quella di Bartali è una vicenda dal valore uni versale, senza confini. Un dono meraviglioso per l’umanità intera”, commenta commosso Ran, esaminando tappa per tappa le frequenze di quei viaggi in solitaria che Ginettaccio conduceva all’insaputa perfino della moglie. D a Firenze ad Assisi, quasi duecento chilometri di passione, resistenza, tenacia. Come ricorda una targa in bella mostra alla stazione ferroviaria di Terontola, crocevia fondamentale di quei mesi drammatici: “Qui Gino Bartali, grande campione di ciclismo, fermò più volte l’allenamento nel tratto Firenze-Assisi negli anni 1943-1944 per aiutare uomini vitti me della persecuzione razzista e ideologica durante la seconda guerra mondiale”. Parole che sono un invito a nozze per Jonathan Freedman, entusiasta ebreo newyorkese che nel 2015 ha fondato il Team Gino Bartali e che negli scorsi mesi, indossando quella casacca, ha raccontato il coraggio del ciclista Giusto sulle strade degli States avvalendosi del supporto di due ambasciatori: Christian Vande Velde (quarto al Tour de France del 2008) e George Hincapie (un passato in maglia gialla). L’appuntamento del 20 marzo nasce proprio dalla collaborazione tra Ran e Jonathan, separati da migliaia di chilometri ma uniti da una passione profonda . E costituirà la vetrina ideale per promuovere la partecipazione del team alla “Settimana Coppi e Bartali” al via pochi giorni dopo dall’Emilia Romagna. Anche in quel caso i colori di Israele saranno tutti per Gino, cui verrà anche dedicato un documentario in cui i fatti storici si intrecceranno ad immagini del team in corsa. Parlando con il Corriere Fiorentino, in agosto Freedman ha confidato il suo grande sogno. Conoscere di persona Andrea Bartali, figlio e primo custode delle memorie del padre . Pedalare per le strade di Firenze. Visitare i luoghi che in città ne conservano il ricordo. Come la casa di famiglia in piazza Elia Dalla Costa, l’appartamento in via del Bandino in cui furono accolti i Goldenberg, la famigerata Villa Triste da cui Gino uscì quasi per miracolo sulle sue gambe. “Mancano meno di due settimane al giorno in cui questo auspicio potrà finalmente trovare concretezza. Le sensazioni che provo sono indescrivibili”, racconta oggi Freedman.

Adam Smulevich, Corriere Fiorentino, 9 marzo 2016 twitter @asmulevichmoked

(13 marzo 2016)