No dell’Italia all’imam dell’odio
“Suwaidan non potrà entrare e non entrerà in Italia”. A chiudere la porta del nostro Paese all’imam kuwaitiano Tareq Suwaidan, a causa dei suoi messaggi “radicali, antioccidentali e antisemiti”, è stato il ministro dell’Interno Angelino Alfano. Suwaidan, già bandito da Regno Unito e Belgio, era stato invitato in Italia dall’Associazione islamica italiana degli imam dal 7 al 17 maggio (Libero). La sua figura, ha spiegato il ministro dell’Interno, era ben nota alle forze di polizia. “Un predicatore d’odio della peggior specie, di cui sono note le posizioni antisemite e antiisraeliane e che alcuni irresponsabili hanno invitato a tenere un corso di formazione per guide religiose. – ha dichiarato il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, che ha voluto ringraziare il ministro Alfano per l’impegno dimostrato “nella lotta all’odio e all’estremismo islamista”. L’augurio del presidente UCEI è inoltre che si facciano ulteriori verifiche su chi abbia deciso di invitare un imam radicale come Suwaidan in Italia. “Gli ebrei sono legati solo alla corruzione”, una delle affermazioni deliranti e antisemite dell’imam, la cui violenta retorica era stata denunciata dall’islamologa Valentina Colombo (Corriere dell’Alto Adige).
Il Talmud parla italiano. Ancora molta attenzione sui media italiani e internazionali per il progetto di traduzione in italiano del Talmud babilonese, avviato grazie alla firma nel 2011 del protocollo d’intesa tra Presidenza del Consiglio dei Ministri, Miur, Cnr e UCEI. Il primo volume (edito da Giuntina), come racconta Elisabetta Povoledo sul New York Times, è stato presentato il 5 aprile a Roma e donato al Presidente Sergio Mattarella. “Un’edizione certo non semplice che rispecchia la straordinaria complessità del Talmud” sottolinea il direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian. “Un evento storico che ha ricucito vecchie ferite”, riporta il Tempo.
Online la mappa delle stragi nazifasciste. L’Atlante degli eccidi compiuti in Italia dai nazifascisti tra il 1943 e il 1945 è ora consultabile su internet (www. straginazifasciste.it), grazie alla collaborazione tra Anpi, Insmli e Repubblica Federale tedesca. A raccontare il progetto, presentato ieri alla Farnesina, Mario Avagliano sul Messaggero: “ L’Atlante – spiega Avagliano – è composto da una banca dati georeferenziata, da schede monografiche su ogni episodio e da testi contenenti la ricostruzione storica dei fatti, corredati da materiale fotografico”.
Milano, vandali contro le insegne partigiane. Targhe di marmo spezzate e insegne sfregiate. È il risultato degli atti vandalici compiuti nella notte tra martedì e mercoledì al giardino intitolato alla Resistenza e ai Martiri di viale Tibaldi. A poche settimane dal 25 aprile, data della Liberazione, l’Associazione nazionale partigiani d’italia (Anpi) sottolinea di essere fortemente preoccupata per “il rifiorire di movimenti neofascisti e per il ripetersi a Milano di azioni provocatorie” (Corriere Milano e Repubblica Milano). Un altro atto di vandalismo contro simboli partigiani di Milano era stato compiuto a largo Rio de Janeiro, contro la corona che ricorda un lungo elenco di martiri della Liberazione.
Il negazionista Le Pen. Nuova condanna per Jean-Marie Le Pen, fondatore del partito francese di estrema destra Front National, per aver pronunciato frasi negazioniste e razziste. I giudici francesi lo hanno giudiicato colpevole per i reati di negazionismo e d’istigazione all’odio e alla discriminazione etnica. Le Pen aveva affermato in televisione che le camere a gas naziste rappresentano un “dettaglio” della Seconda guerra mondiale (Avvenire). Intervistato dal Corriere della Sera perché coinvolto nello scandalo dei Panama Papers e inseguito dal fisco francese, Le Pen rivendica le sue vergognose tesi negazioniste parlando di libertà di espressione.
Viaggio a Palmira con il figlio del martire-eroe. Reportage da Palmira, storico sito archeologico siriano recentemente liberato dalle mani dell’Isis, di Repubblica che racconta attraverso gli occhi del figlio di Khaled al Asaad – l’archeologo assassinato dai jihadisti perché impegnato a difendere il patrimonio dell’antica città – il paesaggio di devastazione lasciato dietro di sé dai miliziani islamisti.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked