Venezia e l’Eruv: la città come un’unica grande casa ebraica
Il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, ha ricevuto nelle scorse ore il rabbino capo della Comunità ebraica di Venezia, Scialom Bahbout, accompagnato dal vice rabbino, rav Avraham Dayan, dal cerimoniere del tempio spagnolo, Bruno Foà, e dal consigliere della Comunità, Paolo Navarro Dina. Scopo dell’incontro, chiesto dalla Keillah veneziana, la firma di un’autorizzazione che permetta di considerare strade, piazze, campi e ogni altro spazio pubblico di Venezia come un unico ambiente e un’unica proprietà della cittadinanza. In questo modo nell’area delimitata, nell’Eruv, viene meno la proibizione di trasportare di Shabbat che vige per gli ebrei nei luoghi pubblici. La zona, in questo caso Venezia, infatti è come se diventasse un grande spazio privato, dove il trasporto è possibile.
Nella città lagunare, – ha spiegato rav Bahbout – se il sindaco, che è la massima autorità cittadina, attesta che l’intera città si può considerare come un’unica grande “casa”, la prescrizione può essere osservata consentendo nello stesso tempo agli ebrei osservanti di spostarsi liberamente nell’area interessata dall’autorizzazione (che durerà 5 anni a partire dal 22 aprile).
Ma cos’è esattamente l’Eruv? A spiegarlo era il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni in una sua riflessione pubblicata sul portale dell’ebraismo italiano: “Di Sabato è proibito trasportare in luoghi pubblici. Se però gli spazi vengono adeguatamente delimitati e si rispettano certe condizioni e procedure lo spazio pubblico è come se diventasse privato. È il concetto di Eruv che si applica anche a grandi aree urbane, non senza grandi discussioni sulla sua validità. In ogni caso prima di ogni Sabato bisogna controllare accuratamente l’integrità della recinzione”. Il rav si interrogava quindi sulla possibilità di rispettare i precetti dello Shabbat, tra cui quello di non trasportare, in caso di gravi emergenze. “Che succede – si chiedeva – se arriva un uragano? La risposta è stata data l’altro giorno negli Usa: quando i venti superano la velocità di 35 miglia/h non c’è recinzione che tenga. Ma se si deve evacuare la zona? Prima di tutto pensare a salvarsi, perché la vita è più importante del Sabato”. E poi concludeva: “E se non si può uscire di casa, come fare per il Beth hakeneset? Si resta a casa e il prossimo Sabato si recupera anche la parashah non letta”.