Il Mein Kampf in edicola – Gli ebrei e gli indignati (a giorni alterni)

Bene, e adesso, dopo la virtuosa e corale e giustificata indignazione per il Mein Kampf allegato al Giornale, si spera, ma soltanto si spera anche se le speranze sono molto sottili, che qualche flebile voce finora silenziosa, impacciata, timida, connivente si alzi per deprecare i leader occidentali che non hanno nulla da eccepire sul regime di Teheran, cioè il regime nostro seguitissimo partner commerciale in cui viene premiata nel mezzo di un concorso apposito la vignetta più ridanciana sull’Olocausto. Tutti quelli che hanno bollato come scandaloso l’allegato hitleriano ora potranno sapere anche che il vincitore del prestigioso concorso in cui vengono comicamente sbranati sei milioni di ebrei massacrati nella Shoah è un vignettista francese, un cialtrone che probabilmente avrà sghignazzato anche per il massacro dei suo colleghi connazionali di Charlie Hebdo. Bene, anzi male: ce li possiamo aspettare dagli indignati ad occasione un comunicatino di ripulsa, una noticina di deplorazione, uno spicchio di scandalo da parte di quelli che finora sono stati zitti, fra tanti di destra e di sinistra, perché nuovi amici dell’Iran? Bene, anzi male. Adesso ci aspettiamo, appena chiusa la campagna elettorale a Milano, un frammento di dichiarazione, un post sui social network con tanti tanti cuoricini anche sul fatto che Hamas, che vorrebbe esplicitamente annientare lo Stato degli ebrei nel silente imbarazzo degli europei, ha vietato a Gaza la circolazione di un libro, non del Mein Kampf, lettura un tempo molto consigliata dal Gran Muftì di Gerusalemme, bensì del Diario di Anna Frank. Che ci vuole: su coraggio, una dichiarazioncina almeno. Ci aspettiamo anche un residuo di indignazione, ma solo un residuo dopo l’improvviso risveglio della campagna elettorale, per quei Paesi islamici, sunniti o sciiti poco importa, le cui televisioni trasmettono, nell’indifferenza europea, intere serie tratte dai Protocolli dei Savi Anziani di Sion, uno dei testi fondamentali dell’antisemitismo più vomitevole. Ci aspettiamo, ma questa è veramente un’attesa improntata al più sfrenato ottimismo, che gli indignati di oggi dicano una sola parola, una parolina soltanto, sulla raccomandazione rivolta agli ebrei francesi di non indossare la kippah. Ma non succederà. La campagna elettorale finirà. Calerà il silenzio. E gli ebrei, ancora una volta, saranno lasciati soli. Ancora una volta, come sempre.

Pierluigi Battista, Corriere della Sera, 13 giugno 2016