Una sola parola: Grazie
Queste giornate di Venezia sono tutte al superlativo. Il mondo intero guarda all’ebraismo italiano, ai cinque secoli che ci separano dal primo Ghetto, alle prestigiose iniziative culturali, alla stupefacente mostra di palazzo Ducale, all’appassionante Shakespeare a cielo aperto in campo di Ghetto, al prestigio delle presenze e degli interventi.
E le giuste lodi fioccano meritatamente per tutti coloro che si sono resi protagonisti di una stagione unica e senza pari.
Ma non dimentichiamo di dire grazie a chi ha lavorato, spesso in silenzio, sempre sena pretese di protagonismo. Grazie. Soprattutto a chi è toccato l’onere di condurre il Consiglio di una comunità unica e difficilissima.
Grazie a chi ha aperto le porte, a chi ha saputo dire a tutti: qui siete a casa.
Grazie a chi ha creduto e ha consentito che Redazione aperta, questo laboratorio di lavoro della redazione giornalistica dell’Unione potesse svolgersi nelle sue ultime giornate, dopo l’esordio a Trieste, proprio a Venezia, al centro di tutto questo.
Grazie a tutti gli ebrei italiani. La presenza a Venezia della presidente dell’Unione Noemi Di Segni è servita anche a questo.
A noi l’onore di ripetere questo ringraziamento e farlo risuonare fra tutti i lettori.
Una sola parola, questa, può racchiudere tutta la forza, tutte le speranze degli ebrei italiani.
(Nell’immagine di Giovanni Montenero la presidente UCEI Noemi Di Segni insieme al presidente della Comunità ebraica di Venezia Paolo Gnignati e ai Consiglieri Enrico Levis e Giuseppe Salvadori)
gv
(27 luglio 2016)