Consob d’Israele, la stretta sul trading online
L’autorità israeliana che vigila sui mercati finanziari e sugli strumenti di risparmio (l’equivalente della Consob italiana) ha annunciato forti restrizioni e, in alcuni casi la chiusura, per le circa cento società israeliane che offrono servizi di trading online sulle valute (“forex”) e su altri strumenti finanziari. Cosa ha spinto la Consob israeliana a un provvedimento così drastico, che mette a repentaglio migliaia di posti di lavoro (fra questi ci sono decine di giovani immigrati dall’Italia)?
Innanzitutto occorre ricordare che da diversi anni uno dei settori in cui primeggiano le società di high tech israeliane è quello dei software per le scommesse online: molti dei principali operatori più noti (tra questi i colossi britannici delle scommesse calcistiche, come William Hill) utilizzano sofisticati software israeliani, capaci di elaborare in frazioni di secondo milioni di dati (“big data”). Dal matrimonio tra i siti per le scommesse online e i siti di trading finanziario online, questi ultimi molto diffusi anche in Italia, si sono sviluppati negli ultimi anni alcuni siti israeliani (cosiddetti siti di “binary options”) che propongono ai clienti investimenti finanziari ad altissimo rischio e ad elevato indebitamento, che spesso offrono al cliente, mediante i call center, consigli ingannevoli e fuorvianti per spingerli ad effettuare quelli che in buona sostanza non sono più investimenti finanziari bensì l’equivalente di scommesse sui cavalli o alla roulette del casinò. Alcuni di queste società israeliane di trading in “opzioni binarie” hanno compiuto nell’ultimo anno vere e proprie truffe ai danni dei clienti di tutto il mondo e hanno accumulato migliaia di denunce da parte di risparmiatori. L’importo complessivo delle truffe è molto elevato, dell’ordine di miliardi di dollari.
Le autorità israeliane erano corse ai ripari qualche anno fa vietando a questi siti di fornire i propri servizi a clienti residenti in Israele (dove il gioco d azzardo è vietato e non vi sono casinò). Ma queste società hanno rivolto i loro sforzi ai mercati di altri paesi (reclutando a tal fine uno stuolo multilingue di operatori di call center) . La svolta è arrivata quando un anno fa le autorità americane, subissate da denunce di cittadini statunitensi vittime di queste “truffe”, hanno chiesto e ottenuto da Israele di vietare a queste società di operare con clienti americani. Adesso, dice la Consob israeliana, il danno reputazionale per il sistema finanziario israeliano e per l’industria high tech è così elevato che occorre un divieto assoluto per questi siti; nei mesi scorsi sono state ritirate le licenze a cinque importanti società del settore (iTrader, Capital Markets 24, Trader Marker, Etrader, iMarket) e altri provvedimenti sono in arrivo.
Aviram Levy, Pagine Ebraiche Settembre 2016