Tefen Industrial Park, un lavoro per la convivenza
L’economia come strumento per superare i conflitti sociali. È questa l’idea attorno a cui ruota il progetto del parco industriale Tefen, a nord di Israele (a una ventina di chilometri a est di Nahariya), e di altre iniziative simili portate avanti dal magna- te israeliano del metallo Stef Wertheimer (la sua Iscar metalworking si è diffusa in 60 paesi nel mondo ed è entrata a far parte del gigante IMC Group). Nato in Germania nel 1926 ed emigrato nella Palestina mandataria dieci anni dopo al seguito del- la famiglia in fuga del nazismo, Wertheimer ha investito negli ultimi 30 anni milioni di shekel, attingendo dal proprio fon- do personale, per la costruzione di parchi industriali e programmi di formazione per gli arabi in tutta Israele, nella speranza di usare la creazione di posti di lavoro per diminuire le diseguaglianze economiche e favorire la pacifica convivenza tra arabi ed ebrei.
“L’idea di parchi industriali in Medio Oriente e sui confini tra Israele e i suoi vicini è
di portare industrializzazione e lavoro, tenendo le persone occupate in un impiego, invece che lanciarsi nel terrorismo”, spiegava Wertheimer nel 2004. Il primo di questi parchi nonché modello per gli altri (nel 2009 è stato avviato una nei pressi di Nazareth) è quello di Tefen. Costruito nel 1982, comprende tutto, dai mezzi di tra- sporto alle strutture culturali e didattiche. Un villaggio Leumann ma israeliano, per chi conosce la storia del cotonificio di Col- legno costruito da Napoleone Leumann ai primi del Novecento; una realtà in cui la-
voro, famiglia, tempo libero, istituzioni sociali e previdenziali erano strettamente connessi fra loro, formando un contesto socialmente evoluto ed efficiente all’om- bra di caseggiati in stile liberty. Il liberty a Tefen non c’è ma l’impegno filantropico sociale unito a una visione aziendale sì (Leumann usava dire “se volete dei buoni operai istruiteli”, idea non lontana da quelle di Wertheimer). Il modello Tefen è improntato alla creazione di sinergie con l’istruzione attraverso corsi di imprenditoria e creatività per l’industria e il management. Vi è anche una scuola per i figli degli operai, giardini, e musei dedicati al settore manifatturiero.
Oggi 90enne, Wertheimer, Premio Israele nel 1991 per i suoi contributi economici e sociali al Paese, non ebbe una grande carriera scolastica. A 14 anni fu espulso da scuola, e al posto di andare in classe inizio a lavorare in un negozio per riparare mac- chine fotografiche. Durante la Guerra di Indipendenza di Israele nel 1948, servirà
nelle fila del Palmach, nel reparto di supporto aereo. Chiuso il capitolo del conflitto, fonderà una piccola fabbrica di metallo e utensili da taglio in un garage nel suo giardino a Nahariya. La città, a nord di Israele, si trovava in una regione sottosviluppata, in gran parte agricola con forte presenza araba. “Non c’erano posti di la- voro, questa zona era per lo più di campi, e io decisi che dovevo fare qualcosa per conto mio”.
Chiamerà la sua piccola iniziativa Iscar. Dal garage di casa, nel giro di cinque anni, l’azienda inizia ad esportare in Europa e negli Stati Uniti. Oggi, è una delle migliori al mondo del suo campo, e annovera clienti nei settori automobilistico, aerospaziale, dell’industria elettronica tra cui General Motors e Ford. Iscar è la più grande delle 15 aziende che compongono di International Metalworking Companies (IMC), un gruppo del valore di 10 miliardi di dollari, con 140 filiali in 61 paesi in tutto il mondo, che impiega oltre 10mila persone.