“Dall’Assemblea Onu ai social fermiamo chi fomenta l’odio”
Nella settimana in cui a New York si riuniscono i grandi della Terra per partecipare all’Assemblea dell’Onu anche la voce ebraica si fa sentire in modo chiaro su alcuni punti cari a Israele e alle Comunità della Diaspora. Tra questi, la situazione dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi. In particolare non sono piaciute al presidente del Congresso ebraico mondiale Ronald Lauder le affermazioni del segretario generale Onu Ban Ki-moon, pronunciate nel suo discorso di apertura. “Le Nazioni Unite sono state create sulle ossa spezzate del popolo ebraico, in modo che l’orrore della Shoah non si ripeta mai più – ha ricordato Lauder, aggiungendo che – Le dichiarazioni del Segretario Generale rappresentano purtroppo un’occasione persa per denunciare il terrorismo e sollecitare i palestinesi a tornare al tavolo dei negoziati”. Nel suo discorso Ban Ki-moon ha infatti imputato ai “50 anni di occupazione” e alla costruzione di insediamenti da parte di Israele, come la causa dell’attuale assenza di pace tra i due popoli, dimenticando di parlare dell’istigazione e del terrorismo palestinese, che proprio in questi giorni è tornato a colpire civili e soldati israeliani.
Per i rappresentanti del Congresso ebraico mondiale (World Jewish Congress) – tra cui dall’Italia, Giacomo Moscati, assessore dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane – la 71esimo Assemblea Onu a New York è stata anche l’occasione per incontrare e confrontarsi con capi di Stato e di governo e ministri di alcune delle potenze mondiali. Tra questi, il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, il presidente egiziano Al-Sisi, il presidente ucraino Petro Poroshenko. Nelle scorse ore, inoltre, è stato firmato nel quartier generale del Wjc un accordo con rappresentanti del governo Usa e della Bielorussia per la tutela e conservazione dei luoghi legati all’ebraismo e presenti nel paese dell’ex Unione Sovietica.
Altra questione all’ordine del giorno dei rappresentanti del mondo ebraico internazionale, l’antisemitismo e l’istigazione all’odio e alla violenza terroristica sui social network contro gli ebrei e non solo. A tornare a denunciare la necessità di un intervento che blocchi in modo più immediato questo fenomeno, il presidente del Congresso ebraico europeo Moshe Kantor in un editoriale pubblicato dal Jerusalem Post, invocando la nascita di un nuovo organismo internazionale che se ne occupi. Come è accaduto a molti, Kantor spiega di aver denunciato a Facebook un post chiaramente antisemita e in cui si incitava alla violenza contro gli ebrei. “ Quello che mi ha colpito di più – scrive – è stato il fatto che una volta segnalato il post a Facebook attraverso il suo sistema interno, la risposta arrivata nel giro di poche ore era ‘il post non viola gli standard della comunità’”. Kantor ricorda poi di come l’hashtag #stab (accoltella) nei mesi in cui c’è stata una grande ondata di attacchi contro gli ebrei in Israele fosse estremamente popolare su twitter: “il che significa che i social non solo erano utilizzati per legittimare gli attacchi, ma venivano usati anche per sollecitare ulteriori attacchi”. “L’effetto ‘megafono’ dei social media è stato palesemente utilizzato per reclutare terroristi, incitare alla violenza e predicare l’odio. – prosegue il presidente del Congresso ebraico europeo – Molti di coloro che di recente hanno commesso attentati terroristici in tutto il mondo hanno lasciato sui social media la propria impronta ideologica, talvolta direttamente palesando le proprie sanguinose intenzioni”. Di esempi, di questo uso distorto dei social, ce ne sono molti: il filmato dei due terroristi che hanno sgozzato a Rouen un prete e postato il video della brutale esecuzione su internet, ad esempio, fino ai post di attentatori palestinesi pubblicati su internet prima di colpire.
Alcuni interventi in positivo, sottolinea Kantor, sono stati fatti negli scorsi mesi, come l’intervento del governo tedesco che ha siglato un accordo con Facebook, Twitter e Google affinché contro post e video si applichino le leggi nazionali tedesche – più severe e immediate – piuttosto che quelle aziendali. Ma secondo Kantor non bastano le azioni di singoli paesi. “Per sconfiggere l’estremismo, l’odio e il terrorismo on-line, una nuova autorità internazionale dovrebbe essere creata per monitorare e consigliare le best practises ai governi e a chi gestisce i social network in modo aperto e trasparente, in modo che tutti i soggetti interessati siano a conoscenza del problema e dei suoi parametri”.
“I social media hanno aspetti positivi enormi e sono stati usati per abbattere barriere e frontiere in un modo che sarebbe stato impossibile solo una generazione fa. Sono letteralmente la costruzione di una comunità di persone che altrimenti non potrebbe avere alcuna interazione, ed è giusto che queste comunità abbiano codici di comportamento, come tutte le altre”.
d.r.
(22 settembre 2016)