“L’Unesco è il teatro dell’assurdo nega la storia di Gerusalemme”
In risposta alla risoluzione dell’Unesco, che non riconosce il legame tra l’ebraismo e il Monte del Tempio di Gerusalemme, Israele sospenderà la cooperazione con l’ente dell’Onu dedicato all’educazione, alla scienza e alla cultura. Ad annunciarlo nelle scorse ore, il ministro dell’Educazione israeliano Naftali Bennett. “La decisione di ieri nega la storia e apre la strada al terrorismo”, la denuncia di Bennett, presidente della Commissione israeliana all’Unesco (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization).
Da qui la scelta di sospendere la collaborazione con l’ente che ieri ha votato a maggioranza una risoluzione definita “assurda” dal Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. 21 i paesi che hanno votato a favore, tra cui spiccano Brasile, Cina, Russia ed Egitto mentre l’Italia, assieme a diversi paesi europei ha deciso di astenersi.
A votare contro ci hanno pensato Stati Uniti, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Estonia e Lituania per una risoluzione che ha trovato una unanime condanna da parte d’Israele e di tutto il mondo ebraico internazionale. “Il teatro dell’assurdo dell’Unesco continua – ha dichiarato Netanyahu – Anche se non hanno letto la Bibbia, suggerirei ai membri dell’Unesco di visitare l’Arco di Tito a Roma. L’arco mostra cosa i romani portarono con sé a Roma dopo aver distrutto e saccheggiato il Secondo Tempio, che si trovava sul monte del Tempio 2mila anni fa. Lì, incisa nell’Arco di Tito, si trova la menorah a sette bracci, simbolo del popolo ebraico e oggi simbolo dello Stato d’Israele”. “Prima o poi – ha proseguito ironicamente il Premier – l’Unesco dichiarerà che l’imperatore Tito aveva abbracciato la propaganda sionista”.
“Nessun forum o organismo al mondo può affermare che non c’è connessione tra il popolo ebraico e la Terra d’Israele e Gerusalemme – ha ribadito il Presidente d’Israele Reuven Rivlin – Un’organizzazione che lo fa, semplicemente umilia se stessa. Possiamo capire la critica ma la storia non può essere cambiata”. Per spiegare ai rappresentati dei Paesi membri dell’Unesco l’assurdità della risoluzione proposta dalla delegazione palestinese e sottoscritta da Algeria, Egitto, Libano, Marocco, Oman, Qatar e Sudan, l’ambasciatore d’Israele all’Unesco Carmel Shama-Hacohen aveva presentato un depliant preparato dal ministero degli Esteri di Gerusalemme in cui si elencavano gli innumerevoli legami tra l’ebraismo e il Monte del Tempio. Ma, come ha scritto su twitter l’ambasciatore in Italia Ofer Sachs, “la vergognosa decisione di oggi dell’Unesco dimostra che se si ha una maggioranza automatica, si può anche decidere che il mondo è piatto”. Una barzelletta, l’ha definita invece il portavoce dell’ambasciata italiana Amit Zarrouk. Con sarcasmo ha voluto rispondere anche il ministero degli Esteri, pubblicando un video in cui si parla della “Bibbia secondo l’Unesco” (di seguito).
The #Bible according to #UNESCO – The Movie pic.twitter.com/JAXLZUXTtR
— Israel Foreign Min. (@IsraelMFA) 14 ottobre 2016
Tra coloro che hanno protestato contro la decisione dell’organismo dell’Onu, rav Jonathan Sacks, membro della Camera dei Lord di Gran Bretagna. Il rav ha ringraziato Londra per aver votato contro – e non essersi astenuta come il caso di Roma – e ha definito la risoluzione “un oltraggio” che non farà altro che “far retrocedere le prospettive di pace”. “Una bugia che serve solo a fomentare l’odio”, la denuncia del capo dei laburisti israeliani Isaac Herzog.
Nonostante la gravità di quanto deciso in Assemblea dall’Unesco (che quasi sicuramente verrà ratificato la prossima settimana dal Consiglio esecutivo), l’ambasciatore Shama-Hacohen ha comunque parlato di alcuni elementi positivi: “i palestinesi hanno perso il supporto dell’Europa, incluse Francia (che in aprile aveva appoggiato una prima bozza della risoluzione), Spagna e persino Svezia. Assieme al cambio di orientamento di paesi come India e Argentina, astenutisi, il voto nel suo complesso rappresenta un significativo risultato per Israele rispetto alle premesse prima del voto”. Una fonte diplomatica israeliana, sentita da Haaretz, ha aggiunto che molti paesi arabi hanno espresso la propria insofferenza nei confronti dei palestinesi ma hanno comunque scelto di votare a favore della risoluzione per non andare contro l’opinione pubblica interna.
Daniel Reichel
(14 ottobre 2016)