Tutto si muove
Kolno’a in ebraico significa cinema. Una parola moderna – così come lo è la settima arte – che non si trova nell’ebraico biblico. Kol è voce e no’a ha in sé la radice di movimento. In ebraico assonante, pur se scritto in modo diverso, con “tutto si muove”. Poco più che un gioco di parole che però può anche elevarsi a interpretazione filologica creativa. “Tutto si muove”: il movimento, il nucleo del divenire, del rinnovamento. Un rinnovamento che va inteso nel solco della tradizione e che serve a far vivere e a vivificare le tradizioni anche sotto la luce della vita moderna. Il cinema stesso è creatività ed è anche quanto di più vicino ed affine può essere al sogno. Un sogno vigile, che spesso ci insegna qualcosa, o che ci fornisce gli strumenti per un insegnamento. È scritto nel Talmud – attraverso le parole di Rav Chisdà – che un sogno non interpretato è come una lettera non letta. Vedere un film è un po’ entrare nel mondo – nei mondi – di altre persone, di altre latitudini e modi di vita; di altre culture insomma.
Vedere un film può insegnarci molto, può essere un’occasione di apertura e anche un’occasione di condivisione e conoscenza. L’emozione dell’immagine in movimento non ci mostra una verità unica, ma è piuttosto una possibilità che ci spinge a riflessioni e a porci domande. Questo dovrebbe essere lo scopo rinnovatore e vivificatore della cultura che permea attraverso la visione di un buon film.
Sira Fatucci
(23 novembre 2016)