Renzi e l’amicizia con Israele
Sul Corriere di oggi lunga intervista al Primo ministro Matteo Renzi in vista del referendum di domenica sulla riforma costituzionale. Secondo Renzi “Questo Sì e questo No saranno pesanti. Molto pesanti. Decideranno i prossimi vent’anni. Spero che siano pensati oltre che pesanti. Non è un gioco di parole: è che quando si arriva al punto che un leader come Grillo chiede ai suoi di “non votare con il cervello”, se no votano Sì, siamo già oltre ogni immaginazione. Io chiedo, invece, – afferma il presidente del Consiglio – agli italiani un Sì di testa, un Sì di cuore. No agli insulti, sì ai ragionamenti”. Su eventuali dimissioni in caso di vittoria del No, Renzi afferma “non sarò mai uno dei tanti che si barcamena per conservare uno strapuntino al sole. Sono diverso dalla generazione di politici che ha attraversato tante stagioni del nostro Paese. Se possiamo continuare a cambiare, io ci sono”. Tra i punti toccati anche la “frecciata”, come la definisce il Corriere, di Massimo D’Alema sui rapporti tra Renzi e il governo di Israele: “Quanto alla critica sulla mia amicizia con il premier Netanyahu, – afferma il Premier – sono un amico del popolo di Israele e lavoro come tutti alla soluzione “due popoli, due Stati. Se dico che è un errore il boicottaggio universitario contro le università israeliane o certe vergognose polemiche antisemite non mi devo certo vergognare, anzi: ne vado fiero”.
Gran rabbinato d’Israele e l’incontro con la Chiesa. L’Osservatore Romano pubblica la traduzione in italiano del comunicato congiunto diffuso al termine della quattordicesima Riunione della Commissione bilaterale delle delegazioni del Gran rabbinato d’Israele e della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’ebraismo. Diversi i punti toccati, tra cui la promozione della tolleranza tra i popoli: “Di fronte alle sfide e alle tragedie umane contemporanee – si legge nel testo – è stata sottolineata l’importanza che le guide religiose diano esempi di tolleranza e di rispetto”. È stata inoltre ribadita dalla Commissione la sua posizione contro quanto emerso dalla vergognosa risoluzione dell’Unesco su Gerusalemme: “nella discussione di argomenti di attualità, è stato affermato il principio del rispetto universale per i luoghi santi di ciascuna religione, ponendo attenzione ai tentativi di negare l’attaccamento storico del popolo ebraico al proprio luogo più santo. La commissione bilaterale ha preso posizione con forza contro la negazione politica e polemica della storia biblica, esortando tutte le nazioni e le fedi a rispettare tale legame storico e religioso”.
L’Onu e l’ossessione anti-israeliana. “Quali valori può effettivamente rappresentare un organismo come le Nazioni Unite che, mentre il mondo brucia, continua a condannare ossessivamente Israele? A quali valori fa riferimento il nostro Paese quando non prende posizioni chiare contro queste distorsioni?”, gli interrogativi posti dalla Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni di fronte all’ennesimo attacco delle Nazioni Unite a Israele. Come racconta anche il Giornale, il 30 novembre sono state infatti votate sei risoluzioni aspramente critiche su Israele, contenenti solo una velata condanna del terrorismo palestinese e nessun esplicito riferimento al movimento terroristico di Hamas. L’atteggiamento dell’Onu, hanno spiegato le autorità israeliane, non favorisce certo la pace ma anzi è un ostacolo per i colloqui. E sulla questione negoziati interviene oggi lo storico israeliano Benny Morris, intervistato da La Stampa sul ruolo di Donald Trump in Medio Oriente e sulla questione israelo-palestinese. Secondo lo storico “Ciò che Trump potrebbe fare, e che Obama non ha fatto, è mettere l’accento sul fatto che i veri nemici della soluzione dei due Stati sono i palestinesi. Obama ha sottolineato gli ostacoli posti da Israele, Trump potrebbe sottolineare la resistenza che fanno i palestinesi a sottoscrivere un accordo con Israele”.
La giornalista che raccontò Exodus. La storica Anna Foa racconta sulle pagine dell’Osservatore Romano la storia di Ruth Gruber, classe 1911, figlia di ebrei russi emigrati negli Usa e scomparsa recentemente a New York. “Un personaggio assolutamente fuori dal comune: scrittrice, giornalista, fotografa, funzionaria del governo americano, sempre impegnata dove si trattava di difendere diritti e salvare vite umane”, racconta Foa, ricostruendo alcuni passaggi della vita di Gruber. Tra questi l’aver coperto le famose vicende della nave Exodus, con i suoi 4500 passeggeri scampati ai lager, diretti nel dopoguerra verso la futura Israele. “La nave fu attaccata dagli inglesi, i profughi furono rinchiusi nei campi inglesi a Cipro, poi rinviati in Europa, in Francia dove si rifiutarono di sbarcare e infine in Germania, dove furono collocati in campi che erano stati precedentemente campi di concentramento nazista. L’impatto dell’opinione pubblica in Europa e in America fu enorme.- sottolinea Foa – L’unico giornalista che ebbe il permesso di accompagnare i profughi in Germania fu appunto Ruth Gruber, che li intervistò e fotografò”.
Il giudice e il paragone con Salò, il Csm apre istruttoria. Le frasi contro i sostenitori del Sì al referendum scritte del presidente del Tribunale di Bologna, Francesco Caruso, finiscono sul tavolo del Csm: si valuta se aprire un’istruttoria che potrebbe portare al trasferimento del presidente del Tribunale di Bologna, spiega il Corriere sul suo dorso bolognese. Il giudice aveva paragonato, in un post su Facebook, i sostenitori del Sì ai fascisti che scelsero di aderire alla repubblica di Salò. “Su Salò sono stato frainteso mai pensato di offendere”, le parole di Caruso riportate da Repubblica Bologna, che per scusarsi afferma di aver “soltanto espresso la mia opinione con alcuni amici in forma privata”. Difficile interpretare un post su Facebook come privato e il paragone rimane inaccettabile. Su quest’ultimo il giudice afferma: “Non ho detto che chi vota Si è un repubblichino, ma che commette un errore storico grave come quello dei sostenitori della Repubblica di Salò. È una cosa completamente diversa”.
Daniel Reichel