Correre tra Storia e Memoria
Dieci chilometri, per gli atleti. Tre chilometri, per tutta la cittadinanza. Due diversi percorsi – a passo lento, a passo di marcia, a velocità più spedita – per esplorare e condividere il significato dei più importanti luoghi della Memoria romana. Dal Portico d’Ottavia a via Tasso, da via degli Zingari a San Bartolomeo all’Isola. Luoghi dell’orrore e luoghi di salvezza in una narrazione comune rivolta all’intera città. È la sfida della corsa non competitiva organizzata per il prossimo 22 gennaio dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, sotto l’egida della Presidenza del Consiglio dei ministri e in collaborazione con l’Associazione Maccabi Italia e la Maratona di Roma. Un’iniziativa cui Pagine Ebraiche di gennaio dedica un ampio approfondimento con le voci dei protagonisti, i percorsi, alcuni spunti di riflessione (qua il link per leggere il numero con il nostro sfogliatore Facebook).
Numerose le adesioni nel mondo dello sport, delle istituzioni e dell’associazionismo. Prenderà parte alla corsa anche un testimonial d’eccezione: Shaul Ladany, professore universitario ma soprattutto ex marciatore professionista doppiamente reduce dall’inferno. Sopravvissuto bambino al campo di sterminio nazista di Bergen-Belsen, Ladany era uno degli atleti israeliani della compagine che partecipò ai Giochi di Monaco ‘72 e che fu raggiunta dai colpi d’arma da fuoco dei terroristi palestinesi. Si salvò per miracolo, come nel lager. E da allora non ha mai smesso di correre.
L’iniziativa del 22 gennaio nasce con una finalità profonda: celebrare la vita e la capacità che lo sport ha di andare oltre ogni distinzione di religione, di credo, di cultura e di genere per rivolgersi all’insieme della società. Lo sport quindi come veicolo ideale per la diffusione di valori positivi.
(1 gennaio 2017)