Palermo, lo storico annuncio:
“Una sinagoga per la Sicilia”

rassegna“Un evento storico e importante nei rapporti tra Chiesa ed Ebraismo. Una svolta locale, ancor più significativa perché arriva da un Meridione che già da tempo offre significative testimonianze di risveglio e di rinascita”. Queste le parole con cui la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni ha commentato la decisione dell’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, di concedere in comodato d’uso gratuito un oratorio di proprietà ecclesiastica, l’Oratorio di S. Maria del Sabato, che sorge nell’area un tempo occupata dell’antica zona ebraica della “Guzzetta” e della “Meschita”. Spazio che, in breve tempo, diventerà un luogo di culto e studio per gli ebrei siciliani. A raccontare la vicenda, un lungo articolo pubblicato oggi da Repubblica Palermo a firma di Daniele Ienna. “A Palermo e in Sicilia si avverte la voglia di studiare e di tornare alle antiche tradizioni ebraiche per secoli perdute, ma forse mai completamente lasciate. – spiega il vicepresidente dell’Unione Giulio Disegni – L’Ucei ha varato da anni un progetto Meridione, per cercare di tenere vivo l’ebraismo nelle regioni del Sud, dove costantemente organizza raduni, incontri, convegni di studio. È con questo spirito che è stata appena costituita la sezione di Palermo della Comunità ebraica di Napoli, ente facente parte dell’Ucei, territorialmente competente per il Sud Italia”. Sulla possibilità che l’ex oratorio diventi una sinagoga, rav Pierpaolo Pinhas Punturello spiega che “Da una prima visita che ho fatto sul luogo e confrontandomi con autorevoli personalità rabbiniche in Israele, non credo che ci siamo problemi”.

A Roma e Milano, pietre per la Memoria. Tra oggi e domani in 6 municipi della Capitale verrano apposte 24 pietre d’inciampo (Stolpersteine), opera dell’artista Gunter Demnig, in ricordo delle vittime del nazifascismo: ebrei, politici, partigiani. Con queste ultime pietre a Roma saranno in tutto 260 le Stolpersteine, “segno del successo dell’idea di ridare dignità e un luogo di memoria a persone che spesso non hanno nemmeno una tomba”, spiega l’architetto Adachiara Zevi, curatrice del progetto al Messaggero, che ricorda come in Italia il progetto si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, ed è organizzato dall’associazione Arteinmemoria con il patrocinio dell’Unione delle comunità ebraiche italiane. E per la prima volta l’iniziativa delle pietre d’inciampo arriverà anche a Milano: “Ogni anno e per i prossimi cinque anni ne saranno posate da 12 a 24. – racconta il Corriere della Sera nelle sue pagine milanesi – Questo è l’obiettivo ambizioso del Comitato per le Pietre d’Inciampo che si è costituito a Milano e che raccoglie tutte le associazioni legate alla memoria della Resistenza, delle deportazioni, dell’antifascismo, di cui è stata nominata presidente Liliana Segre”. E una pietra sarà posta davanti alla casa di corso Magenta 55 dove Segre, sopravvissuta alla Shoah, abitò con il padre Alberto, deportato e ucciso ad Auschwitz.

Foto vestito da Ss, degradato il capo dei vigili. “Sarà degradato a semplice agente il comandante della polizia locale di Biassono, Giorgio Piacentini, che il giorno dell’Epifania aveva indossato una divisa delle Ss postando una sua immagine vestito da gerarca nazista sulla home page del profilo Facebook”. A riportarlo il Corriere della Sera Milano, che spiega come il provvedimento sia stato deciso dal sindaco, Luciano Casiraghi insieme al segretario comunale, Francesco Miatello. Il provvedimento, spiega però il quotidiano, ha suscitato i malumori dell’opposizione, che ha chiesto il licenziamento di Piacentini, annunciando battaglia in consiglio comunale e chiedendo con insistenza una seduta Consiliare aperta a tutti i cittadini.

L’Isis e l’attacco a Gerusalemme. Su Repubblica, compare oggi una lettera dell’ambasciatore d’Israele in Italia Ofer Sachs di protesta contro un articolo pubblicato dal quotidiano in merito al tragico attentato terroristico di Gerusalemme, compiuto domenica scorsa da un palestinese. “Caro Direttore, ho letto con delusione l’articolo di Renzo Guolo pubblicato lunedì sul suo quotidiano. – scrive Sachs – L’autore insiste a mettere in correlazione questioni politiche che sono oggetto di contenzioso fra Israele e i Palestinesi. Critica il legame delineato dal primo ministro Netanyahu fra l’attentatore palestinese di Gerusalemme e l’Isis. Ma è evidente a qualsiasi persona avveduta che l’utilizzo di camion come mezzi per compiere attentati di massa non viene fuori dal nulla, e che l’attentatore ha bensì tratto ispirazione dai simili attentati compiuti a Berlino e a Nizza”.

“Gerusalemme e le nostre vittime”. Berlino ha deciso di mandare un segno di solidarietà a Israele dopo l’attentato di domenica, proiettando sulla Porta di Brandeburgo la bandiera israeliana. “Commuove perché la Stella di Davide omaggiata a Berlino è un fatto storico. – sottolinea sul Corriere Pierluigi Battista – E perché finalmente si dice, in una capitale europea, che le vittime degli attentati in Israele sono le ‘nostre’ vittime, che il camion che ha fatto strage delle soldatesse israeliane è identico al tir che è piombato sul lungomare di Nizza e sul mercatino di Berlino alla vigilia di Natale. Che Gerusalemme è come Parigi, come Berlino, come Bruxelles, come Istanbul”.

Il nuovo ambasciatore Usa in Italia. Sarà Lew Eisenberg, già tesoriere del Partito repubblicano, il prossimo ambasciatore americano in Italia. A riferirlo, un articolo de La Stampa, che spiega come la nomina non sia ancora ufficiale, “ma lui ha già ricevuto la lettera di incarico dal presidente eletto Trump, e a meno di sorprese durante il processo di conferma nei prossimi mesi arriverà a Via Veneto”. Eisenberg, racconta il quotidiano, è nato in Illinois nel 1942 da una famiglia ebraica, ma durante gli studi di economia alla Cornell University si era trasferito a New York, dove dal 1966 al 1989 aveva lavorato per Goldman Sachs, diventando partner e capo della Equity Division. Considerato un esponente del partito moderato del partito repubblicano, aveva inizialmente fatto parte di un gruppo aperto alle posizioni “pro choice” sull’aborto e sulla legalizzazione dei matrimoni gay.

La storia del campo di Borgo San Dalmazzo. Settecento ebrei di tutta Europa, dalla Francia al Piemonte dopo l’8 settembre ’43, anziché la salvezza trovarono i treni per il Lager dal campo di Borgo San Dalmazzo, in Piemonte. Una storia a lungo sconosciuta su cui, sottolinea La Stampa, l’attenzione degli storici si riaccese diversi anni dopo la guerra – ad esempio con i lavori di Alberto Cavaglion negli Anni 80 – e dove fu poi innalzato un memoriale. Le vite di quegli ebrei deportati sono oggi al centro dello studio, raccontato dal quotidiano torinese, di due ricercatrici legate all’Istituto Storico della Resistenza cuneese, Adriana Muncinelli e Elena Fallo (Oltre il nome, Storia degli ebrei stranieri deportati dal campo di Borgo san Dalmazzo, ed. Le Chateau di Aosta).

Daniel Reichel twitter @dreichelmoked

(11 gennaio 2017)