elevarsi…

Di fronte alla stravolgente esperienza della teofania sul Sinai, il popolo si rivolge a Moshè chiedendo che funga lui da intermediario con HaQadòsh Barùkh Hu, perché è impossibile per esseri umani sopravvivere all’esperienza dell’incontro con la voce divina. Di fronte a questa richiesta, la Torà ci racconta che “Wa-yòmer Moshè el ha-‘àm al tiràu, ki le-va’avùr nassòth ethkhèm ba ha-E-lokim”, “Moshè disse al popolo: non temete, perché allo scopo di elevarvi a modello è venuto D.o”.
La stessa espressione “Wa-yòmer Moshè el ha-‘àm al tiràu” l’abbiamo letta la scorsa settimana. Posti fra gli Egizi che avanzavano ed il mare, gli Ebrei avevano avuto una reazione di paura, e Moshè aveva detto loro di non temere: “hithyatzevù u-r/ù eth yeshu’àth HaShèm”, “state eretti e vedete la salvezza del Signore”.
Sappiamo che se la Torà usa in due contesti diversi diversi la stessa espressione esiste un collegamento fra i due contesti. Qui sembra difficile coglierlo. Le due situazioni non sono accostabili: da un lato il timore per la sopravvivenza di fronte ad un nemico esterno, dall’altro il timore del ripetersi di un’esperienza sovrumana. Eppure se le parole di Moshè sono identiche nelle due proposizioni, un nesso ci deve essere.
Un midràsh, riportato dal Sefàth Emèth e citato da Rav Elie Munk, ci dice che il verbo “hithyatzevù”, “state eretti”, che abbiamo letto la scorsa settimana, rappresenta un invito ad elevarsi al livello dello spirito profetico: per affrontare il timore dell’avanzata egiziana, dice Moshè, elevatevi al livello profetico per poter vedere l’intervento divino, e da lì saprete che potete mettere i piedi in acqua, e questa si aprirà.
Lo stesso concetto lo possiamo applicare anche alla teofania: se avete paura di non poter resistere al contatto col divino, dice Moshè, sappiate che questa esperienza eccezionale ed irripetibile è per elevarvi, per farvi vedere con spirito profetico che le mitzwòth che avete ricevuto non servono per farvi morire, ma per sopravvivere nei millenni della vostra esistenza.

Elia Richetti, rabbino

(16 febbraio 2017)