capi…

“…non maledire i capi del tuo popolo…(Shemòt, 22; 27). Si tratta di uno dei comandamenti della Torà tra i meno obbediti. Anche la Bibbia è piena di contestazioni della leadership che ancor prima che autoritaria dovrebbe sforzarsi di essere autorevole. Dobbiamo quindi dedurre da questo divieto che dobbiamo accettare i capi senza discussione? O dovremmo piuttosto distinguere tra una legittima critica costruttiva e l’accanimento aprioristico contro il leader di turno? Tre interessanti e attuali commenti di diverse epoche ci aiutano a capire meglio questo precetto.
Maimonide considera la “maledizione dei capi” una forma di ira, un’emozione totalmente negativa che finisce col distruggere noi stessi. Secondo il rabbino italiano Recanati le critiche ostili alla leadership finiranno per scoraggiare le persone a occuparsi della cosa pubblica.
Il Natzìv si concentra invece sulla frequente e diffusa personalizzazione della critica. Nonostante un capo non debba mai abusare del suo ruolo esiste un principio d’autorità e quando una comunità nomina un capo questo deve essere rispettato indipendentemente dal fatto che riesca o meno a soddisfare i nostri interessi personali.
Una volta il presidente degli USA Eisenhower confessò a Ben Gurion quanto fosse difficile essere presidente di 200 milioni di persone e Ben Gurion replicò dicendo che era più difficile essere il primo ministro di 2 milioni di primi ministri.

Roberto Della Rocca, rabbino

(28 febbraio 2017)