GIALLI Torto marcio ben confezionato

bob-dylanAlessandro Robecchi / TORTO MARCIO / Sellerio

Cercare di “capire Bob Dylan” è un esercizio utile ma sciocco: Robert Zimmermann era imprendibile già quando non aveva scelto per suo nome d’arte quello con il quale è noto, ma che non è il suo unico. Ed è proprio per questa ragione che cercare di intendere a cosa allude nelle canzoni e tramite la sua stessa vita è – meglio: potrebbe essere – utile per comprendere qualcosa di noi, che ingenuamente crediamo di avere un nome soltanto. Infatti la Dylanologia impazza, e si studiano le sue parole ed i suoi gesti come se fossero formule magiche che, se pronunciate correttamente, aprirebbero le porte della verità, mentre sono – cosa molto più importante! – spiragli per la percezione.
Anche nel quasi nuovo ‘noir’ di Alessandro Robecchi, “Torto Marcio” ( Sellerio, 15 euro ), Carlo Monterossi – cercando invano di risolvere il Caso Dylan – contribuisce a far luce sui delitti che mettono a rumore Milano. Tre uomini vengono uccisi, un sasso come firma. Sotto la psicosi del terrorismo islamico pilotata dai giornali e in trasmissioni televisive cannibali, incontriamo uno zoo di capitalisti spregiudicati, ricettatori provetti, assassini rancorosi, poveri diavoli e agiati demòni, donne fatali e quiete casalinghe.

TORTO MARCIOLa squadra di poliziotti di Carella e Ghezzi, già protagonisti dei precedenti libri del giornalista, viene sacrificata alla ragion politica ma indaga in parallelo a quella ministeriale, guidata dal consulente profiler israeliano noleggiato per l’occasione.

La trama si sviluppa in un testacoda fra il nostro presente confuso e volgare e il recente passato italiano, quello della contestazione e dei suoi sanguinosi seguenti anni. Ma non è tanto questa la forza di questo poliziesco popolare con detectives privati volontari, tutto sommato prevedibile proprio perché si affida giustamente a cliché mai abbastanza consumati. Il momento maturo del torto marcio sta nella capacità di Robecchi di raccontare i suoi eroi positivi o negativi con un tocco di comprensione in più: svetta la moglie di Ghezzi, la signora Rosa, ma anche Antonia – la vecchia inquilina che capisce più di quel che ammette – e Oscar – il Marlowe di San Siro – sono personaggi a tutto tondo, fatti di sugo medicine e silenzi.

Sbrogliare un caso difficile non è facile, ma capire Bob Dylan è impossibile: e così sia.

Valerio Fiandra