L’Olanda ferma l’onda xenofoba Vince il centrodestra di Rutte
“L’Olanda ha detto no al populismo”, le prime parole di Mark Rutte, leader del centro destra olandese, uscito vincitore dalle urne. “Grazie per questa vittoria che avete dato all’Olanda, ma anche all’Europa – ha detto il premier ai suoi sostenitori – adesso siamo impegnati per mantenere il paese stabile, sicuro e caratterizzato dal benessere”. Il suo partito (Vvd) ha conquistato 33 seggi, mentre si è fermata a 20 la temuta rincorsa dei populisti islamofobi e anti-Ue di Geert Wilders (Pvv). Democristiani (Cda) e i liberali di sinistra (D66) sono invece appaiati un seggio più indietro. Exploit dei verdi, che passano da 4 a 14 seggi. “La vera sorpresa – scrive Repubblica – sono i Verdi e il suo leader Jesse Klaver, il ‘Trudeau olandese’: 30 anni, padre marocchino e madre indonesiana-olandese, prima sindacalista poi paladino dell’integrazione e dell’ambientalismo. Una speranza nuova, giovane e bella della sinistra europea”. Il grande sconfitto (oltre ai laburisti andati molto male) è dunque Wilders che ha sì guadagnato quattro seggi rispetto all’ultima tornata elettorale ma sperava in qualcosa di più: “Rutte non si è ancora liberato di me”, ha scritto il leader populista che prima della chiusura delle urne aveva detto ad alcuni inviati stranieri: “Cinque anni fa nessuno parlava di identità, di pericolo islamico, di difesa del perimetro della cittadinanza. Erano tabù. Oggi invece fanno parte dell’agenda di governo. Comunque vada, per me non si è mai trattato di poltrone, ma di difendere il mio Paese, la mia cultura, il mio popolo. Questo io lo chiamo successo” (Corriere della Sera).
Olanda, paese dell’accoglienza. Per lo scrittore Jaap Scholten, tra le più note firme olandesi, il suo paese ha nel “dna l’accoglienza”. “I Paesi Bassi hanno prosperato negli ultimi 400 anni grazie all’influsso degli ebrei venuti da Spagna e Portogallo, e dei rifugiati protestanti venuti da Francia e Germania (tutti i miei antenati): una vera intellighenzia, un grande contributo. – spiega Scholten in un’intervista al Mattino – L’influsso dei turchi e dei marocchini giunti a partire dagli anni ’50 per fare quei lavori che gli olandesi non volevano più fare è stato diverso. Hanno lavorato sodo, ma senza portare il valore aggiunto recato dagli ebrei e dagli ugonotti, e senza riuscire a integrarsi altrettanto rapidamente. Molti di loro restano degli estranei, e questo può accadere assai facilmente giacché la società olandese, per come la vedo io, è, sia pure in modo nascosto, una società di classe”.
Alfano in Israele. Il ministro italiano Angelino Alfano, in visita a Gerusalemme, ha ribadito che “l’unica soluzione è quella dei due Stati” e invita “alle trattative dirette, non esistono altri formati”. Incontrando il presidente d’Israele Reuven Rivlin e il Primo ministro Benjamin Netanyahu, Alfano ha spiegato non essere “disilluso ma neppure un illuso”, rimanendo convinto che un’intesa di pace tra israeliani e palestinesi sia possibile. Alfano ha inoltre confermato l’impegno dell’Italia a contrastare “qualunque assurda risoluzione dell’Onu” contro Israele (Corriere della Sera), ribandendo la posizione di Roma dopo lo scivolone sulla mozione Unesco. E un nuovo assurdo provvedimento sembra essere già pronto: una commissione dell’Onu (Escwa) composta da soli Paesi arabi e dall’Autorità palestinese ha infatti presentato un rapporto in cui accusa Israele di “apartheid contro i palestinesi” e invita tutti i governi ad adottare le iniziative della campagna internazionale per “il boicottaggio, i disinvestimenti e le sanzioni” contro lo stesso Israele (Avvenire). “Solo dopo aver assunto pillole contro la nausea” è possibile iniziare la lettura del rapporto dell’Escwa, il commento del portavoce del ministero degli esteri israeliano, Emmanul Nachshon.
Usa, Israele, Arabia Saudita: nuovi intrecci. Secondo La Stampa, il presidente Usa Donald Trump, incontrando il vice principe ereditario saudita Mohammed bin Salman, ha “cercato d’arruolare l’Arabia Saudita in uno sforzo regionale per trovare soluzione al conflitto israelo-palestinese”. Tra Israele e Arabia Saudita, ha spiegato al quotidiano l’ex diplomatico israeliano Dore Gold, c’è un interesse comune: bloccare le mire espansionistiche dell’Iran. E questa convergenza potrebbe portare anche a nuovi equilibri rispetto ai negoziati tra Gerusalemme e i palestinesi, su cui Washington vorrebbe lavorare.
Giardino dei Giusti da Milano a Parigi. È l’iniziativa a cui sta lavorando il sindaco Giuseppe Sala che, ieri, intervenendo all’affollata cerimonia al Monte Stella, per la posa dei cippi per i nuovi giusti, ha detto di averne parlato con il sindaco di Parigi Anne Hidalgo incontrata a Chicago. “Tutti possiamo essere “giusti” ha aggiunto Sala. “Anche nella normalità, a volte siamo nella condizione di tirare fuori tutto il bene che abbiamo e a volte la vita ci propone di prendere decisioni in poco tempo”. La cerimonia è stata dedicata alla guida del Museo del Bardo Hamadi ben Abdesslem; a Lassana Bathily, che nascose gli ebrei nell’Hyper Cacher di Parigi dell’attentato 2015; alla scrittrice Pinar Selek; al blogger Ralf Badawi e a Etty Hillesum (Avvenire Milano e Corriere Milano).
Ebrei di Francia e Marine Le Pen. Secondo Panorama, che si basa sulla testimonianza di una persona, gli ebrei francesi sarebbero pronti a votare il Front National guidato da Marine Le Pen. “Alle presidenziali del 2012 la Le Pen aveva già ottenuto il voto del 13 per cento degli ebrei”, scrive il settimanale, ricordando che la comunità ebraica conta quasi mezzo milione di persone. “L’élite ebraica in Francia vota la gauche. Ma la maggioranza è di destra”, l’opinione di “Michel Thooris, poliziotto di 36 anni, ebreo”, ovvero la fonte di Panorama. Ma il commento di un singolo non può valere come sintesi della posizione di una comunità (i cui vertici si sono più volte espressi contro Le Pen).
Daniel Reichel @dreichelmoked
(16 marzo 2017)