Informazione – International Edition Toscana ebraica, tra passato e futuro
Toscana ebraica tra passato e futuro al centro dell’odierna uscita di Pagine Ebraiche International Edition. A Firenze, in una cerimonia svoltasi nella grande sinagoga, è stato conferito il riconoscimento di Giusto tra le Nazioni a Renato Fantoni, rappresentante delle istituzioni fiorentine prima e dopo la seconda guerra mondiale, che durante la Shoah rischiò la vita per salvare quella dell’amico Eugenio Artom e della sua famiglia. E in Toscana si sono ritrovati negli scorsi giorni decine di giovani ebrei da tutta Italia per Irua, la grande convention giovanile organizzata dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, per conoscersi, ritrovarsi e parlare di futuro.
Sarà inaugurato questa settimana poi l’allestimento “Lo spazio delle domande” al Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara (MEIS). “L’edificio che, a partire dal 13 dicembre, ospiterà il grande evento inaugurale del Museo verrà consegnato in estate. In preparazione a quella data, con ‘Lo Spazio delle Domande’” proponiamo al pubblico un itinerario che si sviluppa intorno a quattro interrogativi: Che cos’è per te l’ebraismo? Come lo celebriamo? Dove ci incontriamo? Come mangiamo? A volte la risposta è immediata, altre volte è rappresentata da un’altra domanda. Ed esattamente in questo risiede la chiave dell’approccio tipicamente ebraico alla conoscenza” ha spiegato nel corso della conferenza stampa la direttrice del MEIS Simonetta Della Seta.
Grande attenzione a quanto accade in Italia anche da parte dei mezzi di informazione stranieri: la rubrica Italics riprende un articolo del New York Times dedicato alla scoperta dell’antico cimitero ebraico di Roma in uso prima del XIV secolo, mentre la Judische Allgemeine racconta vita e sfide della Comunità ebraica di Venezia, in un approfondimento riproposto da Bechol Lashon, questa settimana in lingua tedesca.
Torna poi l’appuntamento con il Double Life di Daniela Fubini. Torinese sbarcata a Tel Aviv passando da New York, Fubini racconta di una passeggiata in un campo di frumento appena mietuto e i suggestivi rimandi alla storia biblica di Ruth.
“Niente a che fare con il Sud Africa”: così lo scrittore israelo-sudafricano Benjamin Pogrund respinge con forza, in un editoriale pubblicato sul New York Times, qualsiasi paragone tra Israele e il Sud Africa dell’apartheid, che egli stesso combatté in gioventù. “Rimango legato sia a Israele, sia al Sud Africa e vivo entrambe le società. Sono acutamente consapevole dei problemi e delle mancanze di Israele, ma non hanno niente a che fare con quello che era il Sud Africa prima del 1994. Coloro che accusano Israele di apartheid – alcuni dicono addirittura ‘peggio dell’apartheid’ – hanno dimenticato che cosa l’apartheid effettivamente fosse, oppure sono ignoranti, oppure in mala fede” si legge nel passaggio scelto dal direttore della redazione giornalistica dell’UCEI Guido Vitale per la sua rubrica It Happened Tomorrow.
rt
(3 aprile 2017)