Le ombre nere sulla Slovacchia mentre la Serbia sceglie l’Europa
I serbi confermano alla presidenza l’europeista Aleksandar Vučić. Il primo ministro uscente, candidato col Partito Progressista serbo di centrodestra, ha infatti ottenuto nuovamente la fiducia dei suoi concittadini ottenendo il 55 per cento dei voti, cosa che gli permetterà di evitare il ballottaggio. La strategia di Vucic, hanno dunque avuto successo: i negoziati con Bruxelles per entrare nella Ue al più presto, le riforme accelerate per modernizzare l’economia, la neutralità ma pro-Unione europea tra Nato e Mosca e infine ma non ultimo i tentativi di dialogo di pace con i paesi vicini, tutti gli Stati nati dalla disintegrazione della Jugoslavia e con l’Albania (Repubblica). Clima più preoccupante quello che invece si respira più a nord, in Slovacchia: come racconta un reportage di Francesca Paci su La Stampa, nel Paese aumenta un “nazionalismo che rimpiange monsignor Tiso, il primo cattolicissimo presidente slovacco nonché il collaborazionista sotto cui furono deportati 70 mila ebrei”. È il Partito popolare di estrema destra Slovacchia Nostra (Lsns) a convogliare questi sentimenti, e i suoi leader annunciano di puntare a raddoppiare il risultato alle parlamentari di marzo (8 per cento) alla prossima tornata elettorale. “Non abbiamo fretta, – afferma uno dei leader – non entreremo in nessuna coalizione, se tra due o tre tornate avremo la maggioranza e l’Ue esisterà ancora faremo un referendum per uscire e poi un altro contro i criminali dell’Alleanza Atlantica”.
Germania, una legge sull’Islam. Secondo i media, i cristiano-democratici guidati dalla cancelliera Angela Merkel starebbero pensando di far approvare una legge che regoli la realtà islamica tedesca. Un provvedimento su cui, afferma il Corriere, Merkel ha delle perplessità e che sancirebbe, tra le altre cose: la registrazione formale delle moschee e l’impossibilità per esse di ricevere finanziamenti dall’estero; status legale per le organizzazioni musulmane; obbligo per i predicatori di attenersi a certe regole nelle prigioni, negli ospizi e negli ospedali; regolamentazione delle sepolture. “In generale, – spiega Danilo Taino sul Corriere – il provvedimento, che sarebbe approvato solo nella legislatura prossima se la Cdu vincerà le elezioni, dovrebbe stabilire il primato della legge tedesca sulle pratiche islamiche”.
L’Islam a Varese. “Imam che recitano preghiere, chiacchierate sul Corano, accoglienza nella comunità islamica. Ieri a Varese, culla leghista, è stata una giornata speciale per alcuni italiani, – scrive Repubblica Milano – venuti a conoscere l’islam su invito della comunità islamica e probabilmente entrati nell’anticamera della conversione. Meno di una decina, in realtà, ma basta per confermare che le conversioni all’Islam, anche a Varese, seppure in numeri piccolissimi, sono oramai una realtà”.
Biennale Democrazia. Si è conclusa ieri la rassegna torinese dedicata alle riflessioni sui valori democratici e sull’attualità. Ultimo incontro, quello tra Tariq Ramadan e Paolo Flores d’Arcais. “Da un lato l’ambiguo islamologo, nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani. – spiega La Stampa – Dall’altra il direttore di MicroMega, filosofo che ha fatto della laicità una bandiera”. Ramadan, ricorda il quotidiano, è il teologo che su Politico Europe ha giustificato le stragi jihadiste a Parigi e Bruxelles come una sorta di “reazione” alle politiche dell’Occidente in Medio Oriente, “riproponendo l’ostilità viscerale nei confronti della modernità che appartiene ai gruppi islamici più radicali”. Nella ricostruzione de La Stampa, Ramadan è stato messo più volte messo in difficoltà da Flores su temi come il jihadismo e il rispetto dei principi democratici.
Film. Il Corriere presenta Libere, disobbedienti, innamorate, della regista Mayasaloun Hamoud che racconta la vita quotidiana di tre giovani coinquiline arabo-israeliane a Tel Aviv e del loro rapporto con la società israeliana e dei rapporti con le proprie famiglie musulmane. Natalia Aspesi invece su Repubblica racconta di Miracolo a Le Havre, ultimo film del regista finlandese Kaurismäki, che “racconta l’incontro tra due solitudini: il clandestino siriano e un ristoratore di mezza età negli anni del rancore senza scopo e della violenza esibita sul web”.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked