Egitto, l’Isis fa strage di copti “Il mondo non resti indifferente”
Sono oltre 40 i morti del doppio attentato rivendicato dall’Isis contro due chiese copte in Egitto: due kamikaze si sono fatti esplodere nelle chiese di Tanta, cittadina sobborgo del Cairo, e di Alessandria, dove il patriarca Tawadros II aveva detto messa nella domenica delle Palme (La Stampa). “In questa stagione, nell’imminenza delle celebrazioni pasquali, i giorni di festa vengono adombrati dal lutto ma allo stesso tempo rafforzati dai nostri sentimenti di solidarietà. A nome di tutti gli ebrei italiani, desidero esprimere la più profonda vicinanza alla comunità copta e a tutti i cristiani del mondo”, il messaggio della Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni. “Ancora una volta, oggi, come ieri, come l’altro ieri, vengono colpiti innocenti esseri umani ‘colpevoli’ di seguire una religione diversa. – denuncia la presidente – È nostro doveroso e comune impegno quello di non cedere all’indifferenza, di non recedere dal patto che ci lega alla vita e di tramandare con più fermezza ai nostri figli i i valori della convivenza e della libertà”. Mette invece in guardia da chi usa la difesa delle minoranze come strumento di repressione Alberto Melloni su Repubblica, parlando della complicata situazione della Chiesa copta in Egitto. Sostenendo l’importanza dell’imminente viaggio al Cairo di Bergoglio (tra 20 giorni), Melloni spiega che questi “potrà chiedere pace per tutti e non solo garanzie per i suoi correligionari”. “La ‘protezione dei cristiani’ infatti non è una garanzia, – scrive Melloni – ma un’arma in mano ai regimi: che, come sa bene la chiesa copta, la danno o la tolgono con sospetta puntualità”. Una protezione, si legge ancora nell’analisi, che “nasce dalla falsa coscienza occidentale e che rischia di favorire a fin di bene il disegno della sanguinaria canaglia jihadista che vuole espungere i cristiani dalla terra di Abramo, identificandoli come estranei e consegnandoli a chi è pronto ad accoglierli”.
Egitto, terra da destabilizzare così come l’Europa. L’analista Jason Burke (Repubblica) sottolinea come gli attentati dell’Isis degli ultimi giorni – in Russia, in Svezia e ora in Egitto – “evidenziano come il costante declino dello Stato Islamico in Iraq e in Siria quasi certamente porterà a un’impennata di attentati sul breve periodo in Medio Oriente e in Occidente”. “C’è un precedente storico da segnalare a questo proposito: – sottolinea Burke – alla fine del 2001, quando fuggirono dalle loro basi in Afghanistan in seguito all’invasione guidata dagli Stati Uniti, i cervelli di al-Qaeda incaricarono i loro affiliati di compiere attentati in tutto il mondo. Ne risultò un’ondata di violenza per tutto il 2002 e il 2003. Adesso lo Stato Islamico farà qualcosa di simile e buona parte delle sue azioni saranno mirate a destabilizzare i paesi vicini. Proprio come l’Egitto. Questo picco di violenza finirà, probabilmente, ma non prima di aver provocato molte morti”. Per Pierluigi Battista (Corriere della Sera) siamo di fronte a un conflitto di religione: “Non riusciamo a concettualizzare una guerra culturale, scatenata contro un intero sistema di vita, al Nord come al Sud, all’Est e all’Ovest, contro i cristiani, gli ebrei e i musulmani di altra confessione, fatta per motivi ideologici e dove questa ideologia si chiama islamismo fondamentalista, radicale, integralista.- scrive Battista – E le sue armi sono cinture esplosive, coltelli, asce, tritolo, Suv, camion, kalashnikov, gli stessi corpi di chi semina il terrore”.
Il terrorismo contro il modello Svezia. Ad essere stata colpita del terrorismo islamista negli scorsi giorni anche Stoccolma, dove un uomo di origine uzbeka si è lanciato con un veicolo sulla gente, uccidendo quattro persone e ferendone molte altre. “No, l’attentato di Stoccolma non è la fine del modello Svezia. Non siamo diventati di colpo un paradiso perduto”, afferma il giornalista e scrittore David Lagercrantz, parlando dell’attacco di venerdì scorso in un’intervista al Corriere della Sera. “Non è saggio reagire di pancia quando qualcosa di così terribile come un camion che si abbatte sulla folla bussa alla tua porta. Sarebbe troppo facile. – afferma Lagercrantz – Dopo il panico, il terrore e il dolore, ho visto uscire il meglio della Svezia e degli svedesi”, alludendo alla “solidarietà, agli abbracci, all’aiuto reciproco scattato in automatico, spontaneamente, senza che nessuno ci chiedesse di non barricarci in casa. Alla mobilitazione lanciata su Facebook, con l’invito a ritrovarsi in piazza Sergels Torg, non lontano da dove il camion del terrorista ha falciato la folla. Il dramma e l’emergenza ci hanno uniti: questo è il lato positivo della storia”.
Grillo, il presunto “addio al vaffa”. “Non è più tempo di manifestazioni in piazza a carattere provocatorio, facili a sfogare nella violenza, è diventato il tempo di disegnare il nostro futuro, per questo siamo qui”, è quanto scrive il leader del Movimento Cinque Stelle Beppe Grillo dopo l’incontro del Movimento tenutosi a Ivrea. Una presunta nuova via, lontana dal “vaffa day”, a cui arrivare non prima di accarezzare il tema dei poteri forti: “I banchieri e le grandi aziende di investimento – scrive Grillo – sono irritate con noi: pensavano che ci fossimo messi in piazza a dire una qualche versione del “si vergogni”. Da allora – dice Grillo – siamo entrati nelle istituzioni e abbiamo cominciato a lavorare per correggere l’orrenda concezione di società dei nostri nemici naturali qui”. E ora, spiega il Corriere, il leader Cinque Stelle vuole seriamente conquistare il governo del Paese, dandosi un volto più istituzionale.
Ricordando Primo Levi. A trent’anni dalla scomparsa del grande intellettuale torinese, voce della Memoria della Shoah, diverse le iniziative che ne ricordando il fondamentale contributo. Dalla Rai a Sky, come ricorda il Mattino che porta la voce del critico Giovanni Tesio raccontando dei suoi incontri con Levi per la stesura di una biografia autorizzata, diversi approfondimenti andranno in onda nei prossimi giorni.
Daniel Reichel twitter @dreichelmoked