Segnalibro – Carciofi alla giudia

“Dopo tanta letteratura ashkenazita che per secoli si è interrogata sul tema dell’uomo ebreo che si innamora di una ‘gentile’, una donna non ebrea, ho pensato fosse giusto portare un contributo dalla prospettiva esattamente opposta. In questo libro, c’è molto della mia storia personale, dei miei incontri, dei miei legami familiari. Anche se diverse questioni sono evidentemente romanzate”.
È una delle grandi novità editoriali di questi giorni. Carciofi alla giudia, pubblicato da Mondadori, conquista per la freschezza, l’ironia, i colpi di scena di una vicenda in cui si rincorrono commedia e dramma, empatia e incomunicabilità, con al centro argomenti identitari piuttosto complessi. L’incontro tra mondi diversi, la continua ricerca di un equilibrio non sempre alla portata.
A firmarlo è Elisabetta Fiorito, giornalista parlamentare per Radio24 oltre che autrice teatrale di successo (è vincitrice del premio Fersen per la drammaturgia nel 2016).
“Questo libro è un’opera di fantasia. Personaggi e luoghi citati sono invenzioni dell’autore e hanno lo scopo di conferire veridicità alla narrazione. Qualsiasi analogia con fatti, luoghi e persone, vive o scomparse, è assolutamente casuale” viene chiaramente precisato.
Luoghi, persone e suggestioni della Roma ebraica sono comunque una presenza costante, talvolta in modo plateale, altre volte più indirettamente. Ci accompagnano in ogni pagina di questo bel libro.
La protagonista si chiama Rosamaria, una determinata regista teatrale di famiglia cattolica non troppo osservante, approdata al razionalismo dopo una fase buddista e fermamente convinta che “troppa religione fa male, qualunque essa sia”. Le circostanze della vita la fanno però reincontrare con una frequentazione della sua gioventù come David, un ebreo di famiglia tripolina tradizionale da cui, alla non più tenera età di 42 anni, aspetta un figlio.
Apre la narrazione un momento carico di pathos, almeno per la protagonista: il colloquio con il rabbino. La nascita del figlio è ormai imminente, bisogna fissare la milah: la circoncisione rituale.
Esordisce l’autrice: “Appena due anni prima, a chiunque le avesse pronosticato quello che stava per fare avrebbe dato del pazzo. Pazienza, si disse, pazienza. Ormai il dado era tratto, quell’appuntamento inevitabile, l’amore per David pure e i principi che fino ad allora avevano guidato la sua esistenza svanivano nel vento che soffiava sul lungotevere”.
È il primo periodo di oltre 270 pagine piene di brio, di sorrisi e anche di qualche lacrima (tra i capitoli più intriganti quello che racconta la preparazione alla Pasqua ebraica, che inizia stasera). Un libro coraggioso e intenso, scritto con grande rispetto nei confronti di un mondo che la considera oggi “una di casa”. Un libro da leggere.

a.s twitter @asmulevichmoked

(10 aprile 2017)