“La madre di tutte le bombe”
“La madre di tutte le bombe”. Così è stato definito il potentissimo dispositivo utilizzato ieri dagli Stati Uniti contro i terroristi dell’Isis in Afghanistan. Sviluppata negli anni nella guerra in Iraq, la bomba è talmente grande – si legge su Repubblica – che per lanciarla ieri è stato usato un aereo cargo, un Mc-130. Il lancio ha preso di mira una rete di tunnel e nascondigli sotterranei che secondo l’intelligence Usa veniva usata dai militanti dello Stato islamico.
Pasqua con l’allerta sicurezza in tutta Italia, in particolare a Roma. Tanto che ieri si è svolto un Casa, Comitato di analisi strategica, per definire i diversi interventi delle forze di sicurezza. A segnalare il rischio attentati per le festività religiose sono state, a fine marzo, le autorità israeliane. Ma una indicazione, spiega Il Messaggero, è arrivata anche dall’Aon, il primo gruppo in Italia “che offre consulenze sui rischi e che ha pubblicato una Risk map sugli Stati dove pesa maggiormente la minaccia del terrorismo islamico”.
Ancora un naufragio di migranti al largo della Libia. Questa volta, scrive tra gli altri Repubblica, si teme un bilancio di quasi cento morti, tra cui alcuni bambini, per lo sfondamento di un gommone a poche miglia da Tripoli. Il bilancio di 97 dispersi e 23 superstiti è stato comunicato dalla Guardia costiera libica a quella italiana. Il portavoce della Marina di Tripoli ha precisato che la cifra delle probabili vittime – tra cui 15 donne e cinque bambini – “è basata su testimonianze di migranti tratti in salvo”.
“La Memoria si salva a colpi di pedale”. Su Avvenire Adam Smulevich racconta la storia di Giovanni Bloisi, ex consulente Enel in pensione che ha attraversato l’Italia in bicicletta per tenere vivo il ricordo di Sciesopoli di Selvino, l’ex colonia fascista in cui dal 1945 al 1948 furono accolti centinaia di bambini ebrei scampati alla Shoah.
Un altro luogo di accoglienza, Villa Emma a Nonantola, è invece protagonista del libro Bambini in fuga di Mirella Serri. Sulla Stampa un’ampia presentazione dell’opera.
A cento anni dalla scomparsa La Stampa celebra la memoria di Ludwik Zamenhof, l’ideatore dell’Esperanto. “Aveva tutto per diventare la lingua comune dell’Europa intera, dall’Atlantico agli Urali. Non andò così – si legge – e malgrado la nobiltà dell’idea e i grandi riconoscimenti di cui godette il suo inventore, l’Esperanto non riuscì mai a svilupparsi come lingua internazionale”.
(14 aprile 2017)