Montecitorio – Islam in Italia Si profila un patto istituzionale
L’iter parlamentare dello strategico progetto di legge destinato a sviluppare il dialogo interculturale e interreligioso prende avvio questa settimana alla Camera e alcuni dei proponenti non potevano trovare giorno migliore che quello dei festeggiamenti della sconfitta della destra populista e xenofoba in Francia per una presentazione al pubblico.
L’occasione si è presentata grazie a un incontro di studio dedicato a “L’Islam in Italia. Quale patto costituzionale?”, organizzato nella Sala del Mappamondo di Montecitorio questo lunedì. La realtà Islamica, con un numero di residenti presenti nel Paese che si richiama alla religione coranica che cresce verso quota due milioni, rappresenta di gran lunga la maggiore comunità minoritaria nell’ambito della nostra società. E il legislatore sta prendendo coscienza della necessità di costruire attraverso un percorso per nulla facile un rapporto e un impianto condiviso di regole e di accordi.
Fortemente voluto dal presidente della Prima Commissione – Affari Costituzionali della Camera Andrea Mazziotti e introdotto dal questore di Montecitorio Stefano Dambruoso, che della nuova legge è il primo presentatore, il convegno, cui ha dato una convinta adesione anche il ministro degli Interni Marco Minniti, ha toccato temi ancora poco esplorati nel quadro politico italiano ma fondamentali per comprendere l’Italia di domani, vincere la sfida dell’integrazione, coniugare crescita economica, diritti civili e ricchezza culturale, e soprattutto combattere efficacemente la minaccia del terrorismo.
Tutte questioni di enorme importanza per l’insieme della popolazione, ma cui la realtà ebraica italiana, ricca di un’esperienza bimillenaria di piena integrazione e di strenua difesa della specificità identitaria, presta grande attenzione.
“Il nostro sistema giuridico – ha osservato Dambruoso, che come magistrato ha acquisito notorietà internazionale per il suo impegno nella lotta alle organizzazioni terroristiche e fondamentaliste – si è dotato d strumenti repressivi del crimine terroristico efficaci e tempestivi. Ma abbiamo un ritardo culturale da colmare per garantire la vera sicurezza. E la vera partita non si gioca sul piano della repressione, si gioca sul piano dell’integrazione. La società italiana sta cambiando rapidamente – ha aggiunto – e l’Islam, che rappresenta la seconda religione in Italia per numero di aderenti, vedrà nei prossimi anni una presenza massiccia nelle scuole, nella vita pubblica, in strutture in cui dovremo essere preparati ad accogliere questi nuovi cittadini”.
Il convegno ha visto gli interventi del professor Stefano Ceccanti – ordinario di Diritto pubblico comparato, Università La Sapienza; dell’imam Yahya Pallavicini – Presidente e Imam della Coreis (Comunità Religiosa Islamica) Italiana e del professor Ciro Sbailò – associato di Diritto pubblico comparato, all’università degli studi internazionali-UNINT, direttore di SKAI-Centro studi Kore sul costituzionalismo Arabo e Islamico.
Numerosissimi i temi aperti. La via di una intesa tra la Repubblica italiana e la Comunità islamica si è dimostrata finora di difficile percorribilità per ragioni di natura essenzialmente giuridica. Le recenti iniziative del Governo mirano a creare le condizioni per un accordo volto a consentire la nascita di un Islam italiano, nel contesto del pluralismo religioso garantito dalla Costituzione. In questo processo, si pongono tre questioni di grande rilievo costituzionale. La prima riguarda la compatibilità della cultura giuridica islamica con i fondamenti dell’ordinamento italiano. La seconda concerne la tutela dell’“identità costituzionale” italiana nella società multi-etnica. La terza, infine, si collega alla lotta all’estremismo jihadista e al contributo che la comunità islamica può offrire nel prevenire e contrastare i processi di radicalizzazione. Queste tre questioni sono tutte riconducibili al tema del “patto costituzionale” tra la Repubblica e la comunità islamica. Su questi aspetti sono chiamati confrontarsi politici impegnati nell’attività normativa, rappresentanti del mondo islamico ed accademici con l’obiettivo di fornire al legislatore utili elementi di valutazione.
Tutte questioni fondamentali per il nostro futuro di cittadini italiani, tutti temi del dibattito cui gli ebrei italiani e le loro istituzioni, forti di una lunga esperienza e di una consolidata cultura della democrazia, della valorizzazione della differenza e della tolleranza, potranno offrire un importante contributo di idee e di esperienze.
(9 maggio 2017)