Analisi scorretta – Educazione
La devastazione di 150 tombe al cimitero del Verano avvenuta a Roma alcune giorni addietro apre parecchi interrogativi, alcuni sulla ricostruzione dell’episodio fatto dalle forze dell’ordine, altre sulle motivazioni stesse del gesto.
Al momento sembra che gli autori, cinque quindicenni, rimasti (volontariamente?) all’interno del camposanto, abbiano passato il tempo, in attesa di uscirne, distruggendo i tumuli. Appurare se sono rimasti volontariamente o meno nel cimitero è fondamentale, perché è da questo aspetto che si può comprendere quanta predeterminazione c’è stata della devastazione.
Sembra incredibile che dei quindicenni decidano di trascorrere le ultime ore della giornata in un cimitero per restarne casualmente chiusi dentro. Dalle foto si comprende come l’azione sia stata violenta e determinata. Possibile che i “ragazzi” non fossero forniti di “strumenti di lavoro” per distruggere?
Una volta accertate le responsabilità agli autori dovrebbe essere inflitta una condanna esemplare non solo penale, ma anche risarcitoria dei danni morali e materiali che hanno procurato alle famiglie dei defunti. In modo che la “bravata” costi loro cara, anzi carissima.
Gli inquirenti hanno fatto sapere di aver individuato gli autori dalle telecamere e grazie ad un guardiano che li ha identificati prima che ci si accorgesse del danneggiamento che avevano compiuto. Noi restiamo scettici dinanzi a questa ricostruzione, che non spiega nulla sul come e sul perché dell’avvenimento e ci auguriamo che la magistratura indaghi più a fondo sulle motivazioni che hanno portato alcuni quindicenni ad una tal comportamento.
L’episodio del Verano, che abbia o meno una matrice antisemita, denota un tale disprezzo per i morti e per il dolore che ci lascia preoccupati ed inquieti e ci fa domandare che tipo di generazione stiamo crescendo. Ragazzi con la testa vuota, è stato detto, ma non solo, anche cinica e insensibile.
Questo triste avvenimento dovrebbe essere analizzato e discusso cogli studenti nelle scuole, per poter verificare il grado di condivisione e comprensione che i coetanei degli autori provano per questo gesto insulso e da lì partire con un programma educativo e di formazione della coscienza del rispetto dei giovani.
Gesti di questo tipo sono la spia di un sistema educativo, non solo scolastico, che non riesce a trasmettere i valori del rispetto e della pietà. Per questo si dovrebbe disporre di un programma educativo serio ed adeguato .
Anselmo Calò
(15 maggio 2017)