STORIA “Putin è un ibrido tra uno zar e uno stalinista”

Simon Sebag Montefiore / JERUSALEM: THE BIOGRAPHY / Weidenfeld & Nicolson

Simon Sebag Montefiore è uno storico che si occupa di Russia e Medio Oriente. Membro della Royal Society of Literature, è stato insignito del Premio letterario Lupicaia del Terriccio 2017 per la sua «narrazione meticolosa e accattivante della storia dei Romanov» in I Romanov: 1613-1918, storia di venti zar e zarine.

Perché ha scritto anche Jerusalem: The Biography se tutto il suo lavoro verte sulla Russia?

«I Montefiore sono ebrei sefarditi con un rapporto speciale con la città: il motto di famiglia è “Gerusalemme”. II mio antenato Moses Montefiore fu tra i fondatori della nuova città di Gerusalemme tra il 1820 e il 1860. Ha costruito il Montefiore Windmill che esiste tuttora. Sono stato cresciuto nell’idea di andare a Gerusalemme, e ho sempre voluto scriverne la storia. Il libro è una lettera d’amore a questa città speciale».

Perché la racconta come una donna amata, abbandonata e poi nuovamente amata?

«Ci piace l’immagine. Nella Torah e nel Talmud, Gerusalemme a volte è ritratta come una bella donna che indossa vesti scarlatte».

Cosa pensa che si dovrebbe fare ora in Israele e Palestina?

«Io credo nella soluzione dei due Stati e Gerusalemme dovrebbe essere la capitale condivisa di entrambi. Gli estremisti di ambo le parti odiano il mio libro perché riconosce pienamente le storie di tutti e due i popoli. Non si può ottenere fiducia senza capire del tutto il racconto dell’altro. Occorre una nuova leadership, da ambo le parti. II governo Netanyahu non ha intenzione di fare un accordo di pace, poi c’è Fatah con l’ottuagenario Mahmoud Abbas, che non è mai stato eletto, e c’è Hamas. II tempo stringe e se Israele non arriva presto a un accordo la soluzione sarà un unico Stato con una maggioranza palestinese».

II presidente Trump pub aiutare a trovare un’intesa?

«No, non credo che abbia qualche probabilità di successo, ma è interessante l’idea di coinvolgere le monarchie sunnite del Golfo nel processo di pace».

Anche la Russia fa parte della sua storia?

«Sì: mi piace scrivere sulla Russia, e prima di tutto per motivi familiari. Nel 1846 sempre il mio antenato Moses Montefiore cercò di intercedere contro la persecuzione degli ebrei con lo zar Nicola I. E l’imperatore gli rispose: “Se tutti gli ebrei fossero come lei, sarebbe più facile essere tolleranti”».

Ha compiuto studi accademici sulla Russia in gioventù?

«Ho studiato all’Università di Cambridge, ed ero affascinato da Caterina la Grande e da Stalin. Ne I Romanov ho voluto spiegare la natura eccezionale e il carattere del potere russo. Ho voluto spiegare la famiglia, il potere e la cultura; tutti i fusi insieme. È una saga di potere, delitto, intrigo, adulterio, cospirazione. Angelina Jolie sta girando un film tratto dal libro e farà la parte di Caterina».

La differenza tra Putin, Stalin e gli zar?

«Putin è un ibrido tra uno zar, un segretario generale stalinista e un uomo politico del 21° secolo. Si occupa di tv di internet, della guerra asimmetrica, e padroneggia con maestria la modernità, ma molti nel suo entourage lo chiamano “Lo zar”. II modo in cui lavora Putin è molto simile a quello di uno zar. C’è una piccola cerchia, un processo decisionale del tutto opaco e segreto – grandi ricchezze e potere distribuiti e poi tolti a determinate persone. È molto simile al modo in cui funzionavano la corte dei Romanov e quella di Stalin, e Putin è consapevole di queste due prestigiose eredità. Non è affatto ideologico. S’ispira ai governanti di successo della madrepatria. Gli zar di successo per lui sono Stalin, Nicola I, Alessandro I, Pietro il Grande, Caterina la Grande; quelli falliti Gorbaciov, Eltsin, sicuramente Nicola II e Alessandro H. A lui interessa il successo».

Putin ha un potere assoluto?

«Dall’esterno pare un uomo forte, spavaldo che pub prendere qualsiasi decisione. II presidente Putin è l’ideale di Trump. Lo guarda e pensa: “Lui può fare quello che vuole, non è paralizzato da procedure democratiche”. In realtà pero i governanti russi sono profondamente insicuri. In un sistema senza controlli ed equilibri, senza confini, sulla carta possono fare quello che vogliono ma in realtà sono molto vulnerabili. Putin ogni giorno ha paura di quello che potrebbe accadergli in futuro e pensa a come mantenere il potere».

Pensa che Trump sia davvero in guai seri a causa di Putin?

«Sì. Sono convinto che la vicenda Trump/Putin sia il più grande trionfo dell’intelligente russa di tutti i tempi. Nemmeno in sogno i maestri dello spionaggio avrebbero potuto immaginare che i servizi segreti russi sarebbero riusciti ad allontanare la presidenza americana dal proprio apparato di sicurezza e invece è esattamente quello che è successo. Un grande successo per le spie russe. Adoperano molto bene Internet per la manipolazione politica. Non è ironico? Un’opera dell’ingegno americano, nata nella Silicon Valley, è stata usata molto meglio da un sistema totalitario».

II mondo sta attraversando un periodo particolarmente turbolento?

«È sempre stato instabile. Non credo davvero a chi dice che siamo di nuovo come negli Anni 30. La storia non si ripete. II presente è una fusione di diversi lasciti del passato. Gli errori si ripetono, ma in combinazioni sempre diverse e uniche. II dovere dello storico, è quello di informare, insinuare dubbi, mettere in guardia dal passato».

Alain Elkann, La Stampa, 18 giugno 2017

Traduzione di Carla Reschia