Shir shishi – Le vie del Vino

kaminskiIn pochi giorni ho visitato in Israele due luoghi diversi in cui si pigiavano le partite di uva e si procedeva alla preparazione del vino. Uno si trova tra le colline di Gush Etzion; una piccola Gat – vasca quadrata scavata nella roccia, chiamata in Sicilia palmento -, collegata tramite un canale di pietra a una fossa, pronta a raccogliere il corporeo mosto dell’uva ben pigiata. La seconda Gat si trova al centro di Tel Aviv, nel cuore del bel giardino archeologico che circonda il museo Ha’Aretz. Qui la produzione del vino si presenta su scala industriale, con due enormi vasche di pietra quadrate, canali per convogliare il succo degli acini e fossati profondi per il mosto. Accanto al sito è posto un vecchio cartello sbiadito in cui si legge una citazione proveniente dalla Mishna. Il linguaggio è tecnico e preciso, composto da nomi professionali familiari ai viticultori del II secolo con descrizioni pertinenti a chi coltiva e lavora nelle vigne, contadini, vendemmiatori e magari anche le donne e i giovani che pigiavano l’oro rosso appena raccolto.
A me sinceramente la citazione proveniente dal trattato Teruma (Contributi, 3, 7) sembrava una pura poesia.

Un Palmento per due fossati
Due fossati per un palmento
Due palmenti per due fossati

Sarah Kaminski, Università di Torino