Gerusalemme, riportare l’ordine è la priorità di Israele
Il 14 luglio scorso tre terroristi arabo-israeliani hanno aperto il fuoco, nei pressi del Monte del Tempio a Gerusalemme, uccidendo due agenti di polizia israeliana. I terroristi, uccisi dalle forze di sicurezza israeliane, erano riusciti a introdurre le armi all’interno della zona della Spianata delle Moschee (Monte del Tempio per l’ebraismo) grazie a un complice, ora sotto custodia. L’attacco ha fatto così emergere una breccia nella sicurezza israeliana ed è stata aperta un’indagine per fare chiarezza. Nel mentre sono stati presi dei provvedimenti temporanei che hanno scatenato le proteste dei palestinesi e innescato l’escalation di violenza di cui da giorni parlano i quotidiani di tutto il mondo. Ma è necessario ricordare che il punto di partenza è stato l’attentato del 14 luglio: a seguito di questo la polizia israeliana ha deciso di utilizzare i contestati metal detector all’ingresso della Moschea Al Aqsa e di vietare del tutto agli uomini con età inferiore ai 50 anni l’accesso del luogo sacro ai musulmani. Azioni che hanno scatenato le proteste dei palestinesi, e l’istigazione alla rivolta da parte di movimenti terroristici come Hamas, che controlla la Striscia di Gaza ma che ha molti operativi anche in Cisgiordania. Proprio a Hamas, seppur non fosse un miliziano, era legato il terrorista che ha accoltellato e brutalmente ucciso ad Halamish, insediamento nella West Bank, tre israeliani. Prima di attaccare la famiglia, l’attentatore aveva postato su Facebook una sorta di testamento, dicendo di voler morire in difesa della Moschea Al Aqsa. Qui l’altro punto della questione: il messaggio che è passato è che Israele, con i provvedimenti di sicurezza, vuole cambiare lo status quo del Monte del Tempio, la cui custodia è affidata (dalla fine della Guerra dei Sei Giorni) ai rappresentanti musulmani del Waqf di Gerusalemme, una fondazione religiosa controllata dalla Giordania. Questi ultimi, invece che calmare la situazione, hanno sostenuto che Israele vuole installare i metal detector all’ingresso della Spianata per aumentare il proprio potere sul complesso (l’esercito israeliano ha fatto sapere di valutare altre opzioni, oltre ai metal detector, mentre non agevolano a calmare la situazione le parole dei politici del governo Netanyahu che parlano di annettere tutta l’area del Monte del Tempio). A rincarare la dose, il segretario generale della Lega Araba che ha accusato Israele di “giocare col fuoco” mentre il leader dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas, che non ha condannato l’efferato attentato di Halamish, ha annunciato di aver fermato come atto di protesta la cooperazione con l’intelligence israeliana in merito alla sicurezza. Abbas inoltre ha dichiarato di aver stanziato 25 milioni di dollari per curare i manifestanti feriti negli scontri degli scorsi giorni con la polizia israeliana (nel corso dei quali sono morti sei palestinesi).
“Abbiamo fatto a meno di loro per anni, continueremo a farlo ora”, la dura risposta del ministro della Difesa Avigdor Lieberman alla decisione di Abbas di interrompere la cooperazione. “È una decisione loro. Non è che il coordinamento sulla sicurezza sia una necessità israeliana. Prima che una nostra esigenza, è innanzitutto una necessità palestinese, e quindi se vogliono, continuerà, altrimenti no”, ha concluso Lieberman. E rispetto a quella che i giornali israeliani definiscono la crisi del Monte del Tempio, è intervenuto nelle scorse ore il Premier Netanyahu, assicurando che verrà riportato l’ordine nella Capitale e non solo (nella notte 25 alti rappresentanti di Hamas in Cisgiordania sono stati arrestati).
(23 luglio 2017)