Società – La lingua come percorso di unità

Cosimo Nicolini CoenTema portante dell’intervento di Cyril Aslanov in Guastalla in occasione della giornata della cultura ebraica è stato quello del ruolo della lingua nel mantenere l’unità del popolo ebraico nel corso delle diaspore. Aslanov si è spinto a dire che se i Beta Israel e gli Anusim portoghesi hanno avuto bisogno di un ghiur formale per vedersi riconoscere la propria ebraicità ciò è stato dovuto all’abbandono dell’ebraico nella pratica liturgica, per i primi, e dalla lontananza dalle fonti per i secondi. Il lavoro di Geraldine Roux, Maimonide ou de la nostalgie de la sagesse (2017) indaga, tra gli altri, questo tema. Al tempo della permanenza di Maimonide in Egitto la condizione diasporica rischiava di portare alla disgregazione del popolo ebraico. Questo non solo a causa della ‘minaccia’ dei karaiti ma anche a causa, corrispettivamente, di una sempre più ampia eterogeneità halakica e della carenza, in alcuni centri diasporici, di competenze intellettuali in grado di garantire un diffuso accesso alle fonti – Il sottotitolo “nostalgie de la sagesse” rimanda infatti alla dissoluzione, sotto i colpi delle persecuzioni islamiche (Almoravidi; Almohaidi), delle grandi accademie talmudiche andaluse. Come rispondere a questa crisi? Da una parte, riporta Roux, vi è l’opzione accentratrice del Gaon di Baghdad, ove l’unità sarebbe garantita da un rafforzamento al vertice. Dall’altra vi è la risposta di Maimonide che, con il suo Mishné Torà, vorrebbe garantire a ciascun ebreo la possibilità di un accesso autonomo all’halakhà. L’unità sarebbe così apportata da una diffusione di conoscenze alla base. È nota l’opposizione che il Mishné Tora ricevette da parte di un certo milieu rabbinico che vi vide o una minaccia alla propria egemonia o una minaccia al particolare modus operandi della discussione talmudica (come ricordato in un’intervista a pagine ebraiche da Ben-Menahem). Come che sia resta la scelta del Rambam di redigere il suo Mishné Torà in un ebraico limpido, sul modello delle summenzionate accademie andaluse e della Mishnah stessa. Infatti “non si poteva rivitalizzare la Legge se non vivificandone la lingua d’origine” (p. 68); ovvero, in accordo a quanto detto da Aslanov, l’unità nella diaspora passava, anche per il Rambam, nel riaffermare la centralità, nello studio, dell’ebraico.

Cosimo Nicolini Coen